(Attenzione: se pensi che questi argomenti possano ferire la tua sensibilità, proteggiti e passa oltre.)
Sulla questione gestione del tempo ho scritto e detto molto in questi anni, a volte arrabbiata a volte no, alcune cose sono ancora online altre no. Una persona neuroatipica ha una gestione del tempo diversa perché il suo cervello funziona in modo diverso.
Quando comunemente si parla di divergenza o diversità è inevitabile scontrarsi con la paura dello stigma o della discriminazione. Io stessa mi rendo conto che i miei stessi pregiudizi sono stati appena scalfiti ma non ancora del tutto sgretolati.
Non ho mai capito perché le persone vadano così tanto di fretta nella vita, o come mai fossero così lente rispetto a me nel mettere in pratica qualcosa oppure così veloci nel pianificare e organizzare.
Per anni mi sono interrogata sul motivo che mi portava, in ciclofficina, la sera a sedermi per cinque minuti prima di cambiarmi per ritrovarmi a perdere tre ore. E sempre per anni a chiedermi come mai una volta riuscivo ad alzarmi alle quattro e andare a pedalare e ora tirarmi su alle sette/otto è già un risultato.
Al di là dell’Adhd si possono fare due valutazioni, che è quello che ho fatto io in passato: paragonarsi alle altre persone è un’atteggiamento sciocco che non produce alcun risultato, anche perché nella propria vita si susseguono tante fasi diverse, non si può pensare di fare le stesse cose per anni sempre nello stesso modo.
Ma a me bastava poco per perdere il ritmo, un imprevisto di un giorno e tutto si sbriciolava.
Ora so che il mio cervello a livello biologico funziona a modo suo, non saperlo ha generato in me frustrazione e l’idea di non essere abbastanza.
La gestione del tempo al giorno d’oggi credo sia una delle questioni più complesse che ci ritroviamo ad affrontare: ogni giorno, ognuni persona si divide tra vita privata e lavoro, tra famiglia e ufficio, per ɜ più attivɜ (e fortunatɜ) anche tra sport e amicɜ. Uno dei problemi di base, a mio avviso, è che abbiamo generato una società e un modello lavorativo che non lascia spazio e questo a prescindere da qualsiasi neuroatipicità.
Per come la vedo c’è solo una soluzione che abbia senso: rallentare, respirare, smetterla di alimentare un sistema soffocante. Ma non è così facile scardinare questo modo di vivere, hai quasi la sensazione che se ti fermi sei perdutə.
Una persona neuroatipica lo fa per pura sopravvivenza, il suo cervello non elabora nel senso letterale del termine, così si ritrova esclusa da un sistema sociale che contemporaneamente andrebbe cambiato ma ti discrimina.
Tantissimo tempo fa ho conosciuto un ragazzo autistico, non era in grado di comunicare e si agitava moltissimo se incontrava qualche estraneo. Lo vedevo nel bar dove mangiavo a pranzo e nel tempo sono riuscita a scambiarci qualche parola.
Nessuno mi ha mai tolto dalla testa l’idea che certe persone abbiano realmente capito tutto del mondo e reagiscano così, isolandosi. E la società non fa nulla per non isolarti.
Credo che se non fossi già adulta, con buona parte della mia vita strutturata e con tutto quello che ho automaticamente compensato dell’Adhd, mi isolerei. In passato l’ho fatto ma ovviamente pensavo di essere sbagliata io e mi sono fatta del male cercando di integrarmi in un mondo che capisco poco.
Ogni volta che ho seguito solo il mio ritmo ho ottenuto tanto. Il vantaggio dell’Adhd è la quantità di cose che riesco a fare quando sono concentrata. Ma posso esserlo di notte e non di giorno e questo, ad esempio, è sempre stato motivo di discussione. Un po’ come quando una volta a scuola si obbligavano i mancini a scrivere con la destra.
Sforzare continuamente un cervello, qualsiasi non solo Adhd o neuroatipico in generale, a non seguire il proprio ritmo è uno spreco di energie pazzesche. Viviamo in una società non solo frenetica, ma che detta regole comportamentali che non tengono conto delle individualità di ognunə, sprecando potenziale in ogni istante.
Sforzarmi di essere come tuttɜ per non sentirmi diversa ha prodotto l’effetto contrario.
Ma finché non avrò sbriciolato dentro di me ogni forma di pregiudizio verso la psichiatria, i disturbi mentali e la salute mentale in generale, mi ritroverò a lottare contro me stessa invece di abbracciarmi per quella che sono. È un lavoro lungo di accettazione che, come ho già detto, forse durerà tutta la vita e che la società per come è costruita non aiuta a portare avanti.
La Ciclista Ignorante è un progetto che ambisce a diffondere e condividere un nuovo stile di Vita, basato sull’etica, la trasparenza, la contaminazione di idee, un progetto in cui la bicicletta è sempre stato un mezzo e mai il fine. Lo scopo del Blog e di tutto l’universo connesso è incoraggiare le persone che inciampano nei miei contenuti, con uno sguardo attento a chi si sente più fragile, discriminatə, indifesə, impauritə.
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