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Appunti del mattino (23/10)

Sono bloccata sul divano, ho sbagliato leggermente i tempi e sono ferma qui ad aspettare che i pavimenti asciughino.

Le giornate strambe non sono ancora finite, ma sono passate da strambe a sofferenti. Stamattina mentre praticavo mi dicevo che dovrei solo essere orgogliosa del percorso che sto facendo, perché armata di tutto il coraggio che ho (e mi sembra sempre troppo poco) sto scavando dentro di me per risolvere cose che stanno lì da un sacco.

Non è mero masochismo ma necessità, forse dove non arriva il coraggio arriva il bisogno viscerale di risolvere e capire, anche se spesso quest’ultima cosa è superflua. Pensiamo, penso, che capire aiuti a risolvere ed invece è il passo dopo, prima risolvi poi comprendi il perché di certe situazioni.

Quello che provo dentro, la rabbia che sento, che spesso esce incontrollata, mi mangia e mi fa male. Quando dico che esce incontrollata non intendo dire che divento violenta, se non con me stessa, autosabotando la mia vita e i miei progetti. Non mi sono mai fatta del male volontariamente, in un qualche modo credo che molto di questo io lo debba ai miei genitori.

Però quando sto come in questi giorni, allontano tutte e tutti e qualsiasi cosa diventa un pretesto per mollare. Ma ho un obiettivo enorme sui cui lavoro da settimane e voglio arrivare al 18 novembre. Non che cambierà il mondo il 18 novembre e per magia tutto sarà risolto, ma non voglio mollare pensando che tanto ormai non ce la faccio più, tanto non c’è più il tempo per vincere, perché la vita può cambiare in un attimo, in un battito di ciglia e lo stiamo vedendo anche oggi basta aprire un qualsiasi social o accendere la tv.

Per carità la situazione in Palestina non è di certo scoppiata all’improvvisa, sono decenni che le cose peggiorano inesorabilmente, però oggi abbiamo tutti i mezzi per capire. Personalmente, al di là delle varie accuse di occuparmi solo dei conflitti mainstream, quella situazione lì mi lascia senza fiato, ed io ho il culo al caldo con un tetto sopra la testa e dei pavimenti da pulire.

Qualche settimana fa ho ascoltato il podcast Le ali di Vik, la storia di Vittorio Arrigoni.

Non ero piccola quando è morto, quando il suo restiamo umani è diventato un messaggio per il mondo ed ancora usato nel mondo, eppure ero lontana, persa nella mia bolla, bisogna anche essere pronte ad affacciarsi a certe dinamiche, non si tratta solo di aprire gli occhi ma anche di comprendere cosa si sta guardando.

Quel podcast mi ha molto toccato, mi ha anche fatto piangere e vedere a distanza di anni che non solo la situazione è peggiorata, ma che la comunità internazionale non denuncia i crimini di guerra che vediamo ogni giorno è straziante e ti fa sentire impotente.

Il senso di frustrazione è qualcosa di totalizzante, parte da una qualsiasi questione e poi si espande a tutto, improvvisamente ogni azione ti sembra inutile, tutto fa leva sulla parte di te sofferente e non risolta.

Ogni persona ha il suo lato non risolto, non è una colpa né una mancanza, penso che ci voglia un’intera vita per capirsi fino in fondo e non è detto che sia arrivi alla fine riuscendoci. Credo che risieda qui il senso di migliorarsi ed evolversi e sono fermamente convinta che è una scelta personale.

Ho passato venerdì e sabato a leggere, ho dormito fino a tardi (relativamente tardi rispetto al passato), non ho messo sveglie, ho mangiato quando mi andava (cercando di non abbuffarmi) ed ho letto tutto il tempo. Dopo anni a tentare di leggerlo, ho preso in mano Intelligenza Emotiva di Daniel Goleman. Mi hanno chiesto se è un libro importante, visto che mi ostino a cercare di leggerlo. Sono a metà (in due giorni ho letto 200 pagine, mi sono fritta il neurone ma quanto è stato importante) e mi sento di affermare senza ombra di dubbio che sì, è un libro importante, un libro datato (prima edizione 1995), attuale e necessario.

Tutto parte da quando siamo piccolз, da quando nasciamo, ancora prima di iniziare a parlare il nostro cervello memorizza azioni e comportamenti, è tanto affascinante quanto inquietante. Ma soprattutto il nostro cervello è plastico, impara, crea nuove connessioni, forma nuove abitudini e azioni. Sapere che le emozioni hanno un’origine biologica a me, personalmente, mi ha molto rincuorato ed anche avere la conferma che quel chilo e mezzo che ci portiamo dietro nel cranio non smette mai di evolversi. Ha alleggerito il senso di frustrazione che mi portavo dietro da giorni.

Ovviamente è una strategia mentale la mia, ho bisogno di aggrapparmi a qualcosa per risalire. Ma ho sempre avuto un interesse particolare per il nostro cervello, chissà forse in una vita precedente era una neurochirurga, sicuro vorrei esserlo nella prossima.

Chissà se questa ossessione buona deriva dall’Adhd: anche se la diagnosi l’ho avuta solo un anno fa, ho sempre avuto questa percezione fortissima di ragionare in modo anomalo, chissà il mio subconscio che strade mi ha fatto prendere.

Scrivere è sempre liberatorio, prima di aprire il pc per aggiornare un po’ questo dietro le quinte diciamo movimentato, ho scritto due righe sull’agenda che tengo dal Gohonzon, e già quel gesto ha disteso la tensione degli ultimi giorni.

Neanche oggi è uscita la newsletter ed il Podcast riprende domenica, credo di aver imparato una grande lezione su di me, sul mio non riuscire ad essere costante come vorrei, non è più una questione di rassegnazione, ma di profonda accettazione di me stessa che poi è il passo che ci rende più forti e prontз a ripartire. Ma lo racconto meglio prossimamente, ora se il pavimento è asciutto magari mi preparo il pranzo.

Adoro scrivere, spero sempre che queste parole scritte senza filtri e – passatemi il termine un po’ splatter – vomitate sullo schermo esattamente come le penso, possano sostenere chi le legge come aiutano me nello scriverle.

Un abbraccio, chiunque tu sia, ed anche se sembra molto frase fatta in questo mondo iperconnesso ed anche un po’ falso, qualsiasi scambio io sono qui, parlare aiuta sempre, che sia uno scambio di pochi minuti o di anni.

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