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Appunti del mattino (11/9)

Stamattina praticare è stata una botta emotiva non da poco. Mi sono rimessa a studiare Hoben e Juryo, il libro che spiega il Gongyo ben oltre la spiegazione letterale ed ho ritrovato il mio vecchio libretto pieno di appunti. Ne rifarò una versione aggiornata comprando il libretto grande così magari non devo scrivere con caratteri mignon come una piccola amanuense.

Ho pianto. Pianto nel vedere tutta la strada fatta e pianto per il male che è uscito fuori, sempre quello, quello che ho permesso di farmi. Ho pensato alle persone che mi hanno accompagnato per un bel pezzo di vita e a quanto erano tossiche ma non me ne accorgevo, a quanto giudizio e cattiveria strisciante ho subito, a come certe amicizie alla fine erano in realtà solo nella mia testa.

Quanto scopri che daresti la vita per qualcunə ma non sei minimamente ricambiata, il minimo che può succedere è sentirsi un po’ idiota. Il tempo passa, ho riscoperto nuovi obiettivi e una nuova relazione con il Gohonzon, sto rinnovando dentro e fuori, praticare è tornata ad essere una piacevole droga al di là del sonno e del non sentire la sveglia, eppure certi dolori non passano. Ritornano a trovarmi meno ma il male è sempre quello e non credo andrà mai via, per lo meno non finché io non riuscirò ad amare me stessa incondizionatamente, perdonandomi.

Sembra retorica, a me sembra impossibile, ma è l’unica strada per superare certe sofferenze. E forse che più che perdonarmi dovrei amarmi e accettarmi (forse sono la stessa cosa).

La newsletter di stamattina ha fatto un disiscritto, non sono stupita, anzi mi aspettavo si cancellasse più gente. Ho deciso di smetterla di girarci intorno e riprendere una delle mie attitudine: andare avanti come un panzer.

Il mio scopo ora è chiaro e non ho più voglia di farmi distrarre dai dubbi altrui, io non ne ho.

È difficile mantenere questa determinazione, lo è soprattutto quando mi accusano di non ascoltare l’opinione altrui. Non si tratta di ascoltare o meno, perché quello lo faccio e spesso ricerco il confronto, la questione è ascoltare le mie budella, nei miei panni ci sto io e so solo io come voglio sentirmi a fine giornata. In pratica quello che si può definire un po’ di sano egoismo, anche se credo che la parola egoismo non sia corretta, mi piace parlare di rispetto verso la proprio vita, così suona più pomposo probabilmente ma rende anche meglio il significato di quel che volevo dire.

Da qualche settimana ho perso il filo ed ho faticato a riprenderlo. Ho qui dei post-it e degli appunti presi mentre vagavo per casa che attendono di essere sistemati. Mi metto all’opera.

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