Sono talmente abituata che quando mi alzavo tardi, era veramente tardi, tipo tarda mattinata se non peggio, che ho appena guardato l’orologio e mi sono detta ah, sono solo le 8.30.
Lunedì mattina, ho sentito la sveglia, ho fissato la sveglia perché uso di nuovo lo sportwatch e non è così immediato capire cosa devo pigiare per spegnerla, mi sono ascoltata ed ho detto di no, stamattina non potevo farcela. Forse il più grande risultato di oggi e, sì sono solo le 8.30, è che non ho dovuto lottare con me stessa e il mio giudice interiore, non come al solito per lo meno.
Studiato e praticato, ora sono qui davanti a buttare giù due appunti per liberarmi il cervello e dedicare il resto della giornata al Blog.
Ho ricominciato a farmi la moka, adoro il caffè e vorrei imparare a farlo in tutti i modi: al momento a casa ho la moka, l’americana e la french, mi piacerebbe una macchina per l’espresso (non a cialde non le amo) e quella a sifone. Mi servirebbe una reggia per avere tutto lo spazio che vorrei per metterci tutte le cose che vorrei, ma sorvoliamo.
Avevo smesso di usare la moka per mera pigrizia: l’americana è programmabile e mi sveglio che il caffè è già pronto. Lo so c’è la caffettiera elettrica per questo, non escludo di prenderla un giorno.
Ma la moka mi ha riportato indietro di un botto di tempo, di quando mi alzavo accendevo la moka già pronta sul fuoco, nel mentre che aspettavo iniziavo a studiare e poi mi gustavo il mio caffè tra il finire dello studio e il Daimoku. Mi sono chiesta come mai ad un certo punto ho pensato che quella vita non andasse più bene, ma non ho trovato una risposta. Però mi sono anche detta che se non avesse provato tutte le cose che ho provato non sarei qui.
E al solito, so che sembra vuota retorica ma io ci credo veramente, perché ora so quanto è stupido paragonarsi alle altre persone ed anche se spesso ce lo diciamo, lo pensiamo e crediamo di non farlo, è importante continuare a ricordarcelo.
Per tanto tempo ho creduto di fare solo quello che sentivo di fare per poi capire che in realtà rispondevo alle aspettative altrui, anche quando quest’ultime venivano tradite, sono meccanismi subdoli, li definirei infimi.
È impossibile agire indipendentemente da quello che ci circonda, per forza di cosa rispondiamo a stimoli e interazioni, ma quando queste risposte diventano il centro di tutto c’è qualcosa che non va. E quando parlo di aspettative tradite mi riferisco al fatto che in molte occasioni ho agito in modo totalmente oppositivo volutamente.
Il risultato non cambia: sia che rispetti o tradisca ciò che chi hai intorno si aspetta da te, non stai agendo liberamente, non stai sentendo il tuo io più profondo, il tuo istinto, i tuoi bisogni più viscerali, ma stai agenda in risposta a qualcos’altro o qualcun altrə. Così non sei più al centro della tua vita e chi deve stare al centro se non te stessə?
Lo so che è un discorso complicato, soprattutto di lunedì mattina, e so anche che questo tipo di argomentazioni tira fuori frasi del tipo ad averci il tempo ed anche su questo aspetto qui avrei un sacco di cose da dire, ma sarò sintetica: perché abbiamo costruite vite che non sono a ritmo con le nostre necessità?
La responsabilità non è solo nostra, lo so, ma la responsabilità di come reagiamo e agiamo è nostra. Cosa stiamo facendo?
Lo scrivo qui per ricordarlo anche a me stessa, il mio intento non è fare la guru ignorante e innalzarmi come se avessi capito tutto della vita. Penso a voce alta con l’augurio di stimolare una riflessione e di liberare la mia testa, ma in realtà stamattina ho stimolato troppo il mio neurone e mi domando se tutte queste cose che ho scritto qua possano trovare una forma più approfondita da altre parti. Prima vado a controllare il calendario editoriale che non escludo di averle già previste.
Anzi, prima vado a fare colazione.