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Con che occhiali guardiamo il mondo?

Ieri sera mentre cenavo e riflettevo sulla giornata un po’ complicata che avevo avuto, con il cervello ingolfato di pensieri, ho iniziato a interrogarmi su come guardiamo il mondo e su quanto è complesso.

Per ascoltare la puntata clicca qui sotto, se preferisci leggere prosegui oltre.

Oggi ho registrato e cancellato un sacco di cose. Ho parlato ad alta voce da sola per boh… cercando di mettere a punto delle idee che quando le ho tirate fuori mi sembravano super geniali e ora mi paiono delle stupidaggini.

E quindi anche lì… per fortuna, ho l’abitudine di scrivere un sacco e di andare a rivedere i perché delle mie azioni. Anche perché, a proposito di perché, forse e dico forse è passata l’epoca in cui faccio tutto quello che mi gira per la testa e agisco nel momento in cui ci ho pensato e riflettuto. In più in questa particolare fase della mia vita sento proprio le mie budella. Devo sentire profondamente una connessione tra la testa, tra il primo cervello che è il cervello e il secondo cervello che è l’intestino e sentire che le mie budella mi dicono “fai questa cosa”.

Quindi se arrivo a questo punto nei momenti di crisi, vado ricercarmi quei “perché” che non vuol dire portare avanti imperterrita idee che magari hanno fatto il loro tempo, però pensare prima di tornare indietro, annullare tutto, cambiare ancora, che poi a me il cambiamento piace molto.

Detto questo, ero qua che cenavo, non ho particolare fame, nonostante io sia a dieta e quindi questo per moltз voglia dire che io ora sto patendo chissà cosa. In realtà non sto patendo affatto. È un percorso ovviamente molto, molto personale, ne parlerò in un altro momento… ed ero qua che mi interrogavo con che occhi guardiamo il mondo, con che occhi io guardo il mondo, con che occhiali guardiamo il mondo.

Oggi mi è stato detto “Ma non puoi parlare della tua esperienza, perché la tua esperienza non è un dato oggettivo”. Ecco, io non è che voglio sempre portare nel mondo dati oggettivi, anche perché non sono onnisciente, non conosco tutto, tutti, non conosco ogni tipo di materia, etc… quindi sarebbe impensabile una roba del genere, come è impensabile l’idea di parlare solo di cose che conosci molto bene.

Ci vuole consapevolezza, consapevolezza dei propri limiti e consapevolezza del fatto che in realtà guardiamo tutto attraverso l’occhio della nostra esperienza, poi se siamo abbastanza intelligentз – e qua proprio ci metto intelligenza – e abbiamo spirito critico, sappiamo che l’esperienza personale è un limite.

Ma l’esperienza personale può anche essere un punto di partenza per una riflessione più grande. Per l’appunto oggi ho fatto questa esperienza in cui mi si accusava “ma parli della tua esperienza personale, ma è solo la tua esperienza personale”.

Dall’altra parte la si vedeva come un limite, come un qualcosa di autoconclusivo, parlo della mia esperienza personale come se fosse come se finisse lì. In realtà la mia esperienza è sempre stato il mezzo attraverso cui dico alle altre persone “guarda che se ce l’ho fatta io ce la fai anche te”, “guarda che se questa cosa l’ho imparata io sicuro ce la fai anche te”, perché io non ho i superpoteri, io sono una persona normalissima, non ho nulla di straordinario, ho delle capacità che abbiamo, che ha chiunque sulla faccia della terra. Questo lo spirito con cui racconto la mia esperienza.

Ma trovo anche molto svilente dire “e vabbè sì, la tua esperienza” come se non contasse niente, come se… tra l’altro dietro a questa roba qua mi rendo sempre più conto di come molto spesso manchi l’analisi del contesto e manchi la capacità di raccontare e di interpretare la complessità che c’è intorno a noi e nel mondo.

Ogni situazione può essere vista da tantissimi punti di vista differenti, ma può essere vista… non è solo una questione di punti di vista può essere vista sotto una lente più tecnica, scientifica, matematica e ovviamente dipende dall’argomento di cui si sta parlando, perché se si parla… quando si parla di consapevolezza di sé, quando si parla di sentimenti, okay, possiamo tirare fuori le statistiche, ma sono abbastanza, come dire, inutili.

Cioè, se aiuta a pensare che ics per cento nel mondo soffre di depressione e questo può farti sentire parte di qualcosa e non essere l’ultima stronza sulla faccia della terra che si sente depressa, okay, però questa cosa può anche non sortire questo effetto può non avere questa utilità.

È complicato. Quello che mi lascia veramente molto molto perplessa è questo appiattimento delle situazioni, è questo voler appiattire tutto bianco e nero e soprattutto non avere la capacità di dire “okay, io penso bianco tu pensi nero va bene così, va bene comunque così” non è che tu devi venire dalla parte del bianco, io venire dalla parte del nero.

Ma a maggior ragione che la vita non è bianco e nero è molto più complessa. Quindi ero qua che mangiavo – devo riprendere e finire la mia cena – e mi chiedevo “ma con che occhiali guardiamo il mondo?”

Quando osserviamo la situazione che abbiamo intorno sicuro, volenti o nolenti, noi siamo condizionati e condizionate dalla nostra esperienza personale, perché interpretiamo ciò che ci capita e le situazioni che viviamo in base al nostro vissuto, alle nostre competenze, alle nostre capacità. Tanto è vero che c’è questa mania dei dati, dello studio scientifico etc, ma anche uno studio scientifico se non lo sai leggere, lo interpreti male e lo riporti peggio. E quindi quella che doveva essere una fonte autorevole è diventato… un po’, come la storiella del gatto che si arrampica sull’albero e da gatto nero è diventato un ghepardo bianco. È la stessa identica cosa.

Provo anche un senso di frustrazione. È tutto il giorno che ho le budella accartocciate. Non so bene cosa fare… il cielo è bruttissimo, io oggi non ho pedalato dove pedalare domani, dopo guardo le condizioni del tempo, così funziona il mio cervello passo di palo in frasca. E siccome ho deciso di smettere di farlo sul Podcast Ciclofilosofico lo devo fare da qualche parte. Chiudo la parentesi e niente dai, ho perso il filo ovviamente, perché ora devo guardare il tempo, bello il mio cervello Adhd.

Provo un senso di frustrazione, provo un senso di disagio nel non riuscire comunque forse ad adeguarmi a quello che è il mondo, ma non volermi… nel non volermi – si incarta le parole -adeguarmi a questo modo perché è veramente un modo piatto, asettico di vedere le cose. Ed è un atteggiamento che dal mio punto di vista, per come sono fatta io, non porta reale valore nella vita.

E sulla parola valore ci dovrei fare otto puntate, quasi quasi lo metto in argomento per il podcast ufficiale, chissà… Questo è il dietro le quinte de La Ciclista Ignorante, cioè io mi faccio tutte queste pippe per poi arrivare a cercare di parlare di cose in maniera più strutturata sul Blog e ovviamente il senso di frustrazione stasera altissimo perché essendo il Blog de La Ciclista Ignorante vanno più gli argomenti tecnici ma non quelli che vorrei cioè… no vabbè, ne parliamo un’altra volta ne parlo un’altra volta no vabbè.

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