Finalmente davanti al pc dopo giorni, giorni strani, giorni sospesi.
Ho ri-spostato la scrivania, davanti alla finestra è una bella idea se hai delle tende, sono tornata a guardare il muro, ma almeno non ho scuse per spostarmi sul divano dopo una certa ora. Lavorare sul divano è dispersivo, anche se tento sempre di raccontarmi un’altra storia.
Per il compleanno mi hanno regalato una tastiera ergonomica, la usavo da ragazzina poi con il portatile ho perso l’abitudine ed ora mi sento una deficiente perché ad ogni parola torno indietro, ma riprenderò l’abitudine, anche perché la posizione, apparentemente strana, è comodissima.
È complicato continuare con la propria vita in questo momento. So che ci sono tantissimi conflitti nel mondo, la colonizzazione non si è fermata nei libri di scuola, mi sento addosso il senso di colpa (inutile lo so perfettamente) di appartenere a questo occidente, quello che sta chiudendo gli occhi di fronte a quello che vediamo tutte e tutti. Come giustamente ha fatto notare qualcunə, non possiamo più dire che non sappiamo cosa sta accadendo, i social sono pieni di testimonianze che le piattaforme stesse stanno censurando e zittendo.
Invidio chi riesca ad andare avanti con la propria vita. Aprire Instagram e vedere le solite storie di vendita e marketing di sempre lo trovo vergognoso, so di essere giudicante ma come si fa a continuare come se niente fosse, anche alla luce di tutte le politiche di censura attuate. Li apro sempre meno, uso Instagram giusto per seguire alcunз attivistз e rimanere aggiornata.
Non a caso avevo pensato di ricominciare ad utilizzarlo ma sono tornata subito sui miei passi. Perdere giorni interi a cercare di produrre qualche contenuto avrebbe dovuto farmi riflettere su come stessi perdendo tempo.
Lo so che la vita deve andare avanti, da un punto di vista puramente razionale non produrrebbe alcun effetto se decidessimo tuttз di fermare le nostre vite, o forse…
Immaginate un mondo dove siamo tuttз immobili, dove nessuna fabbrica produce, armi comprese, immaginate un mondo non complice. Forse se ci fermassimo veramente tuttз qualcosa cambierebbe, ma da che mondo è mondo c’è sempre chi pensa solo a sé stessə, al guadagno immediato, al proprio tornaconto. Non saremmo dove siamo oggi con un medio oriente impazzito (non di certo da un giorno all’altro) e non so quanti altri conflitti nel mondo.
Erano già giorni strani e galleggianti, non solo per lo scoppio di questo ultimo genocidio (ricordiamoci che non è l’unico nel mondo) proprio il giorno del mio compleanno. Non so come mai con marito fuori mi perdo. Non mi ero resa conto di quale funzione protettrice fosse nella mia vita. Anche la solitudine è una funzione protettrice nella mia vita, ho rivisto ancora una volta tutto il progetto lavorativo ed ancora una volta ho tolto pezzi di aspettative altrui che invadevano il mio percorso per seguire il mio sogno.
Abbiamo così paura di sognare, abbiamo paura di usare la parola sogno. Bisogna dire obiettivi, deve essere tutto realistico, misurabile. Per come sono fatta io un po’ (tanto) triste.
Non dico molto altro di quello su cui sto lavorando, finché non avrà una forma tale da essere condivisa. Ma anche questo sogno è una funzione protettrice che mi ha ricordato il mio obiettivo (qui ci sta bene questa parola, ha il suo significato) di rallentare, lasciare andare, non affannarmi.
Quindi niente social, basta, ma anche basta affannarmi con il marketing, con le cose giuste da dire e fare per arrivare non so bene a chi. Esatto, non so bene a chi non perché non sappia a chi sto parlando, ma perché parlo a chiunque, senza alcuna distinzione e questo al marketing non piace, devi avere un target, devi creare un prodotto e lisciarlo finché non sia vendibile.
Non sono mai stata brava in questo genere di cose, la mia priorità non sono i soldi e lo so che è da folli, e c’è chi addirittura mi chiede come monetizzo. In questo momento tutto quello che arriva arriva dal Blog ed è piuttosto poco, perché chi paga per leggere (a meno di quotidiani o libri), chi paga per sostenere una tizia semisconosciuta che vuole cambiare il mondo.
Me lo immagino qualcunə che dopo aver ascoltato le puntate del Podcast sulla felicità mi venga a dire vai là a spiegargli che la felicità è sotto i loro piedi. Non credete che non mi sia interrogata in merito. Non ho mai vissuto la guerra, non ho idea di quale orrore sia, è facile per me dire ora qui che credo ancora in quello che ho scritto e detto, che credo nel karma e in una giustizia che va ben oltre quella dell’uomo, ma mi rendo conto che vista da fuori può sembrare che me la racconto e forse ho bisogno di raccontarmela.
Riconosco ogni giorno la fortuna di essere nata dove sono nata, di avere un tetto sulla testa e di sapere che il giorno dopo lo ritroverò.
Questo tetto pesa, questa fortuna la sento addosso e mi sono interrogata molto su come potessi usare il mio privilegio. Per quello scrivo e parlo, continuo a raccontare le cose che so e studio e continuo a incoraggiare chi incontro.
Ecco il mio compito, la mia priorità. Non i soldi perché anche se sono totalmente spiantata, so che quelli arriveranno nel momento in cui metterò al centro della mia vita ciò che sento giusto per me e lascerò andare ancora un po’ le aspettative e il giudizio altrui, la mia eterna battaglia.
Se vi piacevano le storie del mattino su Instagram, leggere i miei sproloqui e seguire le mie avventure con la bici e gli allenamenti, ci sono tanti altri modo per continuare a seguirle, da questo blog a quello ufficiale (su entrambi potete attivare le notifiche), al canale Telegram e, per з più audaci, c’è anche Substack che ha un’app dedicata (cercala sul tuo store).
Lo so che sono completamente contro corrente, in fondo sono un salmone e dalla giostra impazzita del web voglio scendere, complice anche i nuovi aggiornamenti dell’algoritmo di Google, ma questa storia te la racconto la prossima volta.