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Essere costruttrice di pace

Ogni volta che apro questo spazio per scrivere, mi viene in mente di controllare Search Console e tutte le volte impreco. Ma in fondo devo molto a Google, alle sue politiche capitalistiche che mi hanno spinto sempre più verso la decisione di lasciar andare e rallentare.

Volevo parlarne in newsletter – che non è una newsletter ma non trovo ancora un nome che renda – e volevo scrivere anche dei corsi, ma alla fine ne è uscito un flusso di coscienza su tutt’altro argomento: oggi è arrivata la notizia che Ikeda, il 15 novembre, è morto.

Doveva capitare, ci ha preparato fino all’ultimo a questo, gli ultimi studi sono la manifestazione di quanto volesse cedere il timone: l’ha fatto anni fa ritirandosi dalla vita pubblica, l’ha fatto continuando a scrivere ogni giorno che dobbiamo alzarci da solз.

Non lo conoscevo personalmente e non gli ho mai neanche scritto, anche se ho pensato di farlo, e sono grata di aver costruito un legame tale con il mio maestro che, sì, la sua morte mi rattrista, ma non mette in discussione nulla di quello che in cui credo e, anzi, mi fa venire voglia di rideterminare ancora.

Domani alla riunione dovrei raccontare la mia esperienza, e non l’ho neanche scritta. Non ho ben capito se devo raccontarla a dire il vero, mi pare di capire che saremo meno di quello che vorremmo. Fatico a comprendere le azioni di certe persone, ma se c’è una cosa che ho deciso proprio oggi è di diventare una costruttrice di pace, vuol dire iniziare da dove sono, non discutere più con le persone: confrontarsi è un’altra cosa.

Dal confronto nasce qualcosa, una forza rigenerativa: mi piace questa parola, rende perfettamente cosa vuol dire per me dialogo e scambio. Un conto è confrontarsi in questo modo, un altro è litigare per avere ragione.

Ho sempre più conferma di come il dialogo sia potente e se solo avessi i mezzi e il potere per far cessare certe guerre nel mondo partirei domani. Mi sono interrogata molto su quello che posso fare e mi sono riposta che l’unica cosa sensata è rimanere dove sono e costruire pace qui.

Significa dialogare, accettare che le persone se va bene non ascolteranno se va male ti prenderanno in giro, vuol dire agire con la profonda consapevolezza che quel seme prima o poi germoglierà e non importa se io vedo quel risultato, non importa se avrò il privilegio di assistere a quella trasformazione, ciò che conta è cosa posso fare io ora e farlo.

Ikeda mi ha dimostrato quanto può essere potete il dialogo, è attraverso il dialogo che il Buddismo laico di Nichiren Daishonin si è diffuso in tutto il mondo, è attraverso il dialogo che portiamo avanti le nostre riunioni, costruiamo ponti tra persone diverse, cerchiamo ogni giorno di realizzare un mondo diverso, di costruire una società diversa.

Purtroppo tutte queste espressioni sono sempre più usate dal marketing becero, quello che fa leva sulle emozioni e su espressioni coinvolgenti, con l’unico scopo di vendere. Forse è anche per questo che non ho scritto dei miei corsi e penso da giorni a come cambiare la dicitura sul Blog cambiamo il mondo insieme, perché non voglio essere accumunate a certe persone. Ma devo cambiare anche il contenuto, perché è vero che servono soldi per andare avanti, ma non è l’unico modo per cambiare il mondo insieme.

E prima di fermarmi una settimana per il mal di denti ero dietro al nuovo manifesto ignorante, che vorrei costruissimo insieme ma, appunto, il mal di denti mi ha ucciso e bloccato per una settimana.

Come fare a mettere insieme l’iperattività del mio cervello e il desiderio di rallentare? Questa è la grande sfida di queste ultime settimane: torna il concetto di priorità, concetto che mi ha sempre creato difficoltà, ma sono anche molto grata di aver avuto la diagnosi. Sull’Adhd ho un paio di contenuti in mente, non ne ho più parlato perché anche questo è diventato un argomento mainstream e non tollero più questo meccanismo, mi viene da dire capitalistico, ma non ne so molto del capitalismo quindi potrei sbagliarmi.

Il desiderio di fama e successo offusca molte menti, per un po’ anche la mia è stata annebbiata, poi è scattato il click. Oltre a cercare la giusta via di mezza tra i miei neuroni iperattivi e il desiderio di vivere ad un ritmo più lento, sto lavorando molto sul mio ego e sulla consapevolezza.

Di quest’ultima ne parlo da tempo e aver iniziato a studiare meditazione è stato un po’ come chiudere un cerchio: meditare è prendere consapevolezza di sé, nell’attimo presente.

Ovviamente la sto spiegando in modo ignorante e anche questo vorrei fosse argomento di una prossima newsletter, poi capitano cose e mi perdo pezzi.

In realtà questo spazio è nato proprio per questo: per scrivere tutti i giorni e poi tirare le somme nella (no)newsletter. Il punto è scrivere tutti i giorni.

Prossima settimana, o meglio da domani, marito è di nuovo in trasferta, non ho alcuna distrazione, riuscirò a riprendere il ritmo? Di recente mi è capitata una pubblicità sotto mano in cui si parlava di organizzazione stagionale, un concetto su cui non mi sono mai soffermata: parlo tanto di cambio di stagione, ma in fondo cosa vuol dire?

Non tutte le pubblicità vengono per nuocere e/o per fortuna ho la capacità di cercare di trarre il meglio da tutto quello che mi capita.

Tranne lunedì, prossima settimana non piove: riprendere a pedalare? Ci ho smollato e sono lontana da utilizzare i rulli. Mercoledì vado anche a prendere la scheda nuova, una delle prossime sfide sarà inserire lo stretching come attività quotidiana, soprattutto prima di pedalare, la vedo difficile ma da queste parti si è realistз e si crede l’impossibile!

Un sacco di carne sul fuoco (che espressione buffa per una vegetariana l’abbiamo già detto mi pare), tra l’altro vorrei riordinare un po’ questa marea di cose, nel frattempo vorrei praticare, preparare la cena e prepararmi per uscire che al massimo tra meno di due ore devo essere fuori di casa. Qualcosa mi perderò, me lo sento.

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