Giornate che non so come definire, mi viene da dire pigre perché ho pedalato solo un giorno fino ad oggi, ma non sono pigre perché di cose ne ho fatte e, al solito, quando uso questo tipo di espressioni il mio cervello va alla produttività tossica. Sono state giornate galleggianti, quasi come se non fossi nello spazio che abito ed abbastanza distaccata da ogni concetto di tempo. Ho sviluppato la consapevolezza che se faccio ciò che sento allora vuol dire che è quello che mi serve, ma me lo devo ricordare, non è quasi mai automatico ragionare così.
Qui sotto la trascrizione degli appunti di mercoledì mattina da Fiumaretta, l’unico giorno che ho pedalato. Mi fa sempre strano riascoltarmi e mi ricorda che sono in ritardo con il Blog. Mi dico che a questo punto mi dò tempo fino a Ferragosto, delle pseudo ferie, ma rimandare è una mia specialità. Ad oggi avrei dovuto avere almeno una quindicina di puntate registrate, in realtà ho scritto la nuova sigla, il nuovo trailer e la prima puntata e basta.
Oggi sono triste. Marito stamattina mi ha dato la notizia che è morta la Murgia come se fosse stata una mia parente, sapeva che sarei scoppiata a piangere, ma non sapeva che i ricordi che ho legati alla Murgia e legati a Laura sono così forti che ho rivissuto quel lutto. Non ti abitui mai alla morte, forse crescere è trovare il proprio modo di affrontarla, il proprio modo di vivere il dolore. Mi dico che abituarsi vorrebbe dire non provare più nulla e forse non sarebbe la vita che vorrei, ma appunto… forse.
Mi sa che oggi concluderò meno di quello che avrei voluto è da lunedì che giro con un post-it con scritto riorganizzare notion che vuol dire riorganizzare tutte le cose che ho lasciato indietro, ma a dirla tutta ho solo sonno, sono le quattro e mezza del pomeriggio e la tentazione di andarmi a stendere è fortissima, tanto quando la testa è messa così posso sforzarmi quanto voglio che non concludo nulla.
Sto pensando di modificare di nuovo la mia routine e i giorni in sella, è inutile, se non cambio ciclicamente le cose alla fine mi annoio o comunque mi perdo. Chissà se è l’Adhd, l’indole o la deficienza acuta. Già oggi non mi voglio particolarmente bene e questo post è un sacco lagnoso, ma ormai che l’ho scritto lo pubblico. Ci sta tutto nella quotidianità giornata in cui spaccheresti il mondo (in senso buono) e giornate in cui ti senti un moscerino contro il parabrezza di un’auto in autostrada.
Per ascoltare la puntata clicca qui sotto, se preferisci leggere prosegui oltre.
Fiumaretta. Dopo quattro giorni di niente staattina mi sono tirata su, il mare oggi è calmo, ci sono un po’ di pescatori, un po’ di cani, non sono da soli i cani e riflettevo sul fatto che la linea tra raccontarsela e ascoltarsi è molto sottile. Le mattine scorse mi son tirato su ma l’unico istinto e l’unica necessità che sentivo era mettermi davanti al Gohonzon, studiare e praticare, era proprio quasi un bisogno viscerale.
E stamattina – tra… tra l’altro sono giorni che non sento più anche la sveglia al polso, mi abituo abbastanza facilmente, quindi ricambierò di nuovo – mi son tirata su tardi e l’istinto era “vabbè dai è tardi, vado a praticare e uscirò domani” e c’era una vocina là in fondo, in fondo in fondo che mi diceva “No, esci anche se è tardi, te ne vai fino a Fiumaretta, te ne torni a casa”… perché questa mattina devo andare a fare la panoramica ai denti, quindi i tempi sono più… più o meno stretti, un pochino più del solito, ma neanche tanto, in realtà ci starei comoda perché poi io alla fine esco tra le sei e mezza, stamattina sono uscito tardi e rientro… Tardi che sono rientrata a casa le mattine scorse sono le nove, nove e un quarto, quindi ci sta abbastanza comoda ed è appunto questo… è proprio questo il punto in cui mi dicevo “me la sto raccontando”, me la sto raccontando perché è tardi, perché non farai le cose come le voglio fare io, ma perché comunque rimettermi… risalire in sella e poi prendere in bici comunque è faticoso. E infatti e ha fatto fatica proprio fisica, non tantissima un pochino più lenta del solito, non che io sia Nibali in bici, quindi cioè è tutto assolutamente relativo.
C’è una parte di me è molto contenta, perché questo lungo e continuo, soprattutto, lavoro, continuo e perenne lavoro su me stessa sull’ascoltarmi sta producendo dei begli effetti, proprio a livello di riuscire a seguire i miei, i miei bisogni.
Questa cosa dei bisogni è nata principalmente leggendo di alimentazione intuitiva. Io poi ho fatto una scelta completamente diversa, che è stata anche abbastanza criticata senza in realtà però comprendere dall’altra parte quelli che fossero i miei bisogni in quel momento. Torniamo comunque sempre al solito discorso del fatto che sì sono una privilegiata, sì ho tempo di fare queste cose, sì la società è estremamente classista. Non do assolutamente per scontato che tutti e tutte si possano prendere il tempo di di stare con se stessз. Il punto rimane sempre questo, il punto di tantissimi discorsi che faccio, tantissime cose che scrivo è come ci siamo arrivati a costruire una società che non tiene assolutamente conto di quelli che sono i nostri bisogni e le nostre necessità e che non ha assolutamente quello che si può dire un ritmo umano.
Non ne ho idea, non ho… non sono molto appassionata di storia e al di là di tutte le lodi al capitalismo che ho letto di recente perché ne ho lette, secondo me c’entra molto anche il capitalismo e tutta una serie anche di… di concetti che negli anni, nei secoli, nei decenni, secondo me, dal mio punto di vista da ignorante, sono stati travisati, legata alla bici legata alla motivazione legata al pedalare mi viene in mente volere potere. Ma perché volere potere io c’ero a bagno fino all’altro ieri, quindi mi ha molto colpito il fatto che al solito, se una qualsiasi tipo di narrazione non tiene conto della complessità degli eventi, è faziosa, parziale e può essere strumentalizzata.
Ora faccio colazione. In realtà non ho così fame stamattina, quindi boh, in questi giorni sono stata un po’ indisciplinata, nulla di trascendentale e non ho nessuna intenzione di autoflagellarsi anche perché io al discorso dell’alimentazione intuitiva ci vorrei arrivare. O meglio… vabbè, questo discorso è complicatissimo, lo farò in un… in un’altra occasione, devo ancora approfondire delle robe, però rimango…
Più leggo e più studio e più rimango convinta che anche tutti questi studi scientifici che l’alimentazione intuitiva cita non tengano conto di tantissimi aspetti. Ma di per sé uno studio scientifico, nella mia totale ignoranza, leggendo quelle che possono essere le metodologie, i campioni statistici, etc… proprio per riuscire a portare avanti un qualsiasi tipo di studio, a un certo punto devi fare una selezione, questa selezione toglie complessità e toglie variabili, ma è una mia interpretazione, veramente non ignorante, di più.
Io ho deciso di seguire quello che in quel momento era un mio bisogno. Il mio bisogno mi diceva che non mi piace il mio corpo e che volevo una dieta per il momento rigida, anche per riabituarmi a mangiare. Nel senso che ora, in qualche modo, se sono da sola non salto pasti o cerco di non mangiare a orari improponibili, perché comunque quella è la mia tendenza dettata dall’abitudine/Adhd. Quindi, in quanto tendenza, se sento la necessità di doverla correggere, devo per forza darmi delle regole e queste regole non devono essere poi così larghe, sennò cioè… ci giro intorno. E poi ovviamente l’idea non è rimanere a dieta tutta la vita, anche perché è passato un mese e già di alcune cose mi sto un po’ rompendo le balle, però è passato un mese e di alcuni aspetti li ho già varia, tarati su quelle che sono le mie necessità, quindi ok una dieta rigida nel x per cento dei casi… Poi l’altro giorno leggevo percentuali, ma poi di quella percentuale solo una parte ritorna a prendere il peso originale, quindi appunto, è più complesso di quello che comunque viene semplificato online sui social… Ho perso il filo.
Perché poi questa cosa dei numeri l’ultima volta mi ha fatto abbastanza arrabbiare. Si continua a citare questo novanta… non mi che percentuale è, poi sono andata a leggermi parte di questo studio e di quella percentuale lì, era un una percentuale di quella percentuale – non mi ricordo assolutamente i numeri – che riprendeva il peso originale. Però questo dato spesso viene raccontato in tutt’altro modo perché bisogna portare acqua al proprio mulino.
Io rimango dell’idea che nel mondo ci sia spazio per qualunque tipo di approccio che non sia ammazzare la gente, giusto per usare estremismi da tipa che guarda law e order in continuazione, e che se dobbiamo parlare di ascoltare i bisogni delle persone, allora bisogna ascoltare i bisogni delle persone e non solo difendersi dietro che quelle sono le statistiche, eccetera.
Ora sto travisando perché in realtà non… non vorrei… Cioè, alla fine dovrò parlarne di questa cosa perché continua a tornare fuori, però volevo farlo… volevo cercare di farlo in maniera più oggettiva possibile e in realtà aspettare il primo controllo, a fine agosto il primo controllo e volevo farlo a distanza di tempo.
Però mi urta proprio il fatto che viviamo in un momento in cui ok abbiamo imparato che ci sono delle fonti ufficiali, abbiamo imparato che ci sono degli studi scientifici, ma poi al solito questi dati li manipoliamo come vogliamo, perché vogliamo trovare argomentazioni per la propria tesi, le proprie convinzioni. Tant’è vero che il neuromarketing lo dice che comunque siamo animali emotivi che usano la razionalità per dare giustificazione alla propria emotività. Lo dice il neuromarketing, ma prima del neuromarketing secondo me lo dice la psicologia.
Vabbè, audio delirante. C’è un cane bel… due cani bellissimi. Uno non so se è un bernese. Io vorrei un bernese L’altro è un golden in tutta la sua bellezza. Mangio qualcosa e me ne torno a casa.