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La giusta forma e prospettiva

Da giorni mi alzo e mi piazzo davanti al pc. Mi ripeto prima scrivo e poi mi metto a lavorare ma parto subito con le cose da fare e tutto il resto passa in cavalleria, allenamenti compresi. Mi sono messa dietro alla seo del blog ed anche a quello di una mia amica, ho la testa così piena di parole e idee ma non esce un piano editoriale sensato. In tutto questo anche il Podcast è fermo.

E ci sono giorni come oggi che vorrei rimprendere in mano il mio piano come diventare un’eremita.

Qualche giorno fa ho fatto una ricerca in merito a questa cosa, ho scoperto diverse cose interessanti, ma alla fine per chi non si può permettere di mollare il lavoro la soluzione è quella di disconnettersi dal mondo una volta a casa: diciamo che non ho molto altro da aggiungere.

Con il fatto che ho deciso di non fare più l’associazione ci sto andando di nuovo vicina perché i social li apro sempre meno. Mi sono detta fin dall’inizio che la misura di quanto tieni a qualcosa sta tutta in quanto sei disposta di scendere a compromessi, ma in termini strettamente di marketing mi chiedo se decidere di avviare una qualunque attività senza social sia follia oppure un oceano blu.

Devo ancora finire di leggere il libro, che a a tratti mi sembra un elogio senza senso al capitalismo, e mi chiedo se sia realmente così attuale, se non sia solo un buon prodotto confezionato bene che non dice nulla.

Non dovrebbe essere logico differenziarsi se si vuole aprire una qualsiasi attività oggi? Forse non era così logico quando lo hanno scritto (se non ricordo male è della fine degli anni ’90), forse lo trovo logico perché lo ripetiamo da due decenni.

La difficoltà più grande è differenziarsi abbastanza da emergere ma non troppo da confodere. È complicato essere innovativз, competitivз e capitз. Mi sento in questa fase qui: per quanto io possa aver sbagliato nella mia comunicazione, mi sembra sempre più che le persone non vogliano realmente ragionare e impegnarsi. Sul web continuano a cercare lo svago e le soluzioni pre confezionate che sono poi le stesse che portano a credere che si possa dimagrire in modo localizzato, che si possa avere un fisico scolpito in solo 28 giorni e varie altre cose molto più pericolose che non voglio neanche nominare.

Ammetto che in certi momenti sono un po’ sfiduciata, mi chiedo quanto senso abbia portare avanti tutto. Succede ciclicamente.

Ho un file con più di 700 keyword di cui la metà primarie, ho potezialmente 300 articoli da scrivere, altrettanto puntate del podcast, ma non mi esce niente perché è tutto nella mia testa e dovrei ricominciare a pedalare solo che è 10 giorni che voglio controllare i freni e non lo faccio perché mi dico che oggi è il giorno giusto per rimettere insieme il calendario editoriale.

A rimandare si trovano sempre scuse, anche molto razionali. Lo so bene. Le settimane passano e non è che non sto facendo una mazza, ma ho sempre la sensazione addosso di non stare facendo abbastanza per realizzare quello che desidero e lotto con me stessa perché so che non è così, eppure questo tipo di pensieri arriva sempre.

Scardinare concetti e principi in cui non solo sei vissuta ma sei annegata per anni è tutt’altro che facile. Così scrivo, e dovrei farlo di più, perché quando scrivo tutta assume la giusta forma e prospettiva.

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