Come tutte le volte in cui riservo troppe aspettative verso un momento o una condizione, alla fine ne rimango delusa, le aspettative fregano sempre.
Questa settimana è stata molto più spenta del previsto e in questi giorni la situazione in Palestina monopolizza il neurone. No, non mi sono svegliata ora, so che è decenni che va avanti quel conflitto, ma io mi sono svegliata comunque da poco, da quando sono inciampata nel podcast Le ali di Vik sulla vita di Vittorio Arrigoni. E ieri sera fissavo il soffitto e pensavo che avevo un soffitto da fissare, che potevo andare a dormire senza il timore di svegliarmi, che ero al sicuro.
In realtà non penso di vivere in una paese sicuro, solo che non fa la guerra qui in casa la esporta, nonostante quello che è scritto nella Costituzione.
Però è sicuramente un paese sicuro se paragonato ad altre condizioni, e chissà quanti conflitti ci sono di cui io conosco una minima parte.
Questa settimana si sta dimostrando impegnativa e pesante, tra esami medici che mi sono costati più del doppio del previsto e risultati che non arrivano, l’aprire i social e leggere costantemente della situazione in Palestina con chi, dall’altra parte, non può fare a meno di elencare tutte le guerre nel mondo dando dell’ipocrita a chiunque passi.
Tutto si polarizza, diventa motivo di scontro, non ci si riesce proprio a mettersi nei panni dell’altro.
Da giorni penso al mio lavoro, a quello che faticosamente sto cercando di costruire, sempre sentendomi un salmone e seguendo il mio istinto.
Ci penso sempre, ma da qualche giorno di più e non trovo il senso di nulla. Quando sto così è evidente che non sono lucida, che vedo semplicemente tutto nero. Ho imparato che in questi momenti ci devo stare per superarli, non affondarci e grogiolarmi, ma stare, viverli, non rinnegarli, non nascondere la testa sotto la sabbia. Se potessi starci per sempre, chissà, ma la posizione non è delle più comode, toccherà sgranchirsi ad un certo punto.
Scrivo con la voce della Bignardi in testa. Ieri ho finito di ascoltare L’amore che ti meriti, letto da lei. Adoro anche la sua voce. Bellissimo libro, l’ho ascoltato anche con orecchio più tecnico, sono stata attenta a come descrive gli spazi, i dettagli. Già vorrei scrivere nella vita ma mi sono svegliata tardi e mi sento in ritardo su tutta la linea.
Professo che si può cambiare vita ad ogni età, ma quando mi ci trovo in mezzo a doverlo fare mi sento solo che vecchia.
Cerco di scrivere qui sopra ogni giorno, mi sto sforzando anche se l’umore non è dei migliori, per esercizio. Dovrei trovare il coraggio di scrivere i racconti che ho in testa, di rimettere mano a Racconto Metafisico, vorrei aggiustare il finale e ri-registrarlo integralmente. Sono bloccata, ho una vocina nella testa che niente di tutto questo mi porterà un lavoro remunerativo e che sono abbastanza grande da sapere che nella vita non si può fare solo quello che si vuole. Ma in fondo c’è un’altra vocina che cerca di parlare anche se è lontana lontana: cerca di dirmi che questi pensieri sono solo demoni, che mi devo ricordare del potere della causa e che, soprattutto, ho un obiettivo da qui al 18 novembre e che non devo farmi distrarre.
Ho imparato da tempo che, al di là di realizzare o meno l’obiettivo, ogni volta imparo qualcosa di fondamentale su di me e sulla strada da percorrere, ma non devo farmi fregare, non devo cambiare strada adesso, non devo dare da mangiare ai miei pensieri, che sono solo pensieri e non mi rappresentano totalmente.
Da questo momoento in poi è uno dei miei mantra di vita. Questa settimana non mi sono allenata come avrei voluto e non ho mangiato come avrei dovuto e voluto, ho finito tutti gli avanzi della festa, non ho pacciugato né abusato di dolci, voglio anche imparare a non stare a regime h24 e sentirmi bene nel mio corpo. Mi ci sento finalmente, sto tornando padrona del mio corpo.
Ho dormito male e da sola sono tornate le vecchie tendenze di andare a letto tardi. Sono le mie tendenze, mi conosco. C’è di buono che sono passata dal fare tardi a giocare con il cellulare all’ascoltare libri, già ieri sera non volevo staccarmi dal nuovo libro che sto ascoltando, per quanto l’autrice non mi faccia impazzire è un testo che mi è utile anche in previsione di un articolo che voglio scrivere.
Ma forse questa settimana non è andata così male, ha solo assunto una forma molto diversa rispetto a quello che desideravo e comunque siamo solo a giovedì mattina, non è ancora finita.
Tutto cambia in un istante e come mi ripeto spesso, basta rimuginare su quello che non ho fatto, concentriamoci su quello che posso fare da adesso in poi.
Va anche detto che bisogna vedere quanto non ho fatto realmente e quanto stia parlando la performatività tossica che permea ogni cosa. Ma non l0 dirò ora, ora stacco mi bevo un caffè e ricontrollo il piano operativo, pezzo a pezzo riprendo il filo, che perderò ancora e ritroverò ancora. Quello che conta è arrivare alla meta, se lo faccio camminando, danzando, correndo, pedalando è solo un dettaglio.