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Le regole servono a migliorare la nostra vita?

Ho solo sonno, si può dire?

Sveglia alle 5.30 ma alla fine mi sono alzata alle 7. La sveglia così presto è un allenamento, la metto tutti i giorni, è una scelta personale. Ormai è molto raro che mi alzi tardi, alla fine anche se la spengo per le 7 sono in piedi. È stato un risultato difficile da raggiungere e tutto si ricollega al fatto che le regole che ci autoimponiamo non sempre, anzi quasi mai, servono realmente a migliorare la nostra vita, spesso sono imposizioni sociali.

Ogni volta che ho fatto un discorso di questo tipo ho ottenuto solo un risultato: essere additata per una che non voleva fare niente o, più semplicemente, come pigra. Non si tratta né di pigrizia né di indolenza, ma di aver costruito una società dove non possiamo seguire il nostro ritmo personale in nome dell’equilibrio della società stessa.

Personalmente credo che non ci si è mai provato veramente e che il pregiudizio non permette nessuna integrazione in questo senso (basta vedere le mille opposizioni allo smartworking degli ultimi anni). La prima cosa che viene risposta solitamente è ma se devi aprire l’ufficio alle 9 non è che puoi stare lì a sentire il tuo ritmo. La questione è a monte: come ci siamo finitз a fare un lavoro che ci impone uno stile di vita lontano da quello che sentiamo?

Non è proprio tutta responsabilità della singola persona, ne sono perfettamente consapevole, ma alla fine chi può cambiare la nostra storia se non noi stessз?

Come tutti i discorsi, anche questo è complicato o sarebbe meglio dire che non si può generalizzare. La vita non è bianco e nero, in mezzo ci sono un’infinità di colori e miliardi di sfumature diverse.

Siamo tutte persone diverse e le relazioni sono un punto di incontro tra le reciproche diversità, e la società dovrebbe essere il compromesso di tutte queste relazioni. Non si può semplicemente fare quello che si desidera, ma c’è un abisso tra questo e ritrovarsi a vivere ad un ritmo che non sentiamo in alcun modo. Dire di no e rispettarsi però non è così automatico, ci vogliono le giuste condizioni al contesto compresa una buona dose di pazzia.

Che poi al solito è facile essere additatз come pazze, perché è più comodo, ma non c’è nulla di folle nel sentire i proprio bisogni e seguirli. Siamo così disabituatз a farlo che chi invece persevera subisce il giudizio altrui (e il giudizio non ha mai senso).

Non so bene perché mi sono incartata in questo discorso stamattina, sarà che ci sono in mezzo totalmente: ieri mattina un amico mi ha definitivo pazza (di nuovo), non ho detto niente perché, anche se è brutto a dirsi, per me in quel momento non voleva la fatica iniziare quella discussione, ma sono piuttosto stanca di essere additata come pazza perché seguo il mio sentire e agisco di conseguenza.

Sarà arrivato il momento di cambiare la mia bio sul Blog? Forse è il giorno giusto, intanto finisco il caffè e cerco di capire cosa altro dovrei fare oggi. Sicuramente organizzare la settimana prossima che sarà completamente incentrata su bici e scrittura a loop continuo.

Ho smesso di pedalare nelle ultime settimane perché volevo assolutamente finire delle cose per il Blog e soprattutto ho ancora da sistemarmi i freni.

Dal 20 voglio riprendere a pubblicare su laciclistaignorante.it, voglio prepararmi tutti gli articoli per tempo e sono tutti molto corposi. Di ognuno ne farò una puntata del Podcast che però torna da settembre. Mi aspetta un’estate molto impegnativa e sono quasi certa che sto dimenticando un sacco di altri aspetti operativi. Ho trovato cosa fare oggi prima di trascurare degli aspetti importanti: scrivere.

Ma prima caffè e colazione.

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