Ogni volta che mi capitano giornate come quelle di ieri, penso che sono una privilegiata, che è un privilegio poter gestire il proprio tempo e che non dovrebbe essere così. Avere la possibilità di fermarsi, rallentare, poter scegliere di farlo, non dovrebbe essere un lusso per poche persone, ed invece…
È un lusso anche per me, non potrei proprio permettermelo, ho fatte delle scelte, ho messo in ordine (con immensa fatica e qualche errore) le mie priorità, ma appunto anche il potere di scelta è diventato un privilegio.
Da un po’ ho ripreso a giocare con il telefonino, non è proprio un gioco, coloro disegni, ho iniziato con i mandala e piano piano sono passata ad altri tipi di figure. Nei giorni di ozio puro, lo ammetto, ci ho passato fin troppo tempo, è una cosa che mi tiene spento il cervello e a volte ne ho proprio bisogno.
Come tutti i giochini hai la versione a pagamento senza pubblicità e quella free con la pubblicità. Io sono tipa da versione premium, non sopporto la pubblicità, non mi piace subirla e di conseguenza ho scelto di non farla subire a chi mi segue anche se, ogni volta, constato che questa attenzione non interessa, ma in fondo è sulla propria causa che bisogna agire… torno al punto.
Le pubblicità di questo giochino sono altri giochini. Oltre al fatto che moltissime pubblicità sono ingannevoli e fanno vedere robe che non sono, molti di questi giochi si basano sul far funzionare una fattoria oppure una città, e tutte alla base fanno vedere come normale – in fondo è solo un giochino – comportamenti capitalistici che si basano sullo sfruttamento delle risorse fino allo stremo.
Vabbè dai sta parlando di giochini per il cellulare, lo so che lo stai pensando e lo penso anche io tutte le volte, eppure sento fortissimo questo attrito e non posso fare a meno di notare come ogni cosa che ci circonda mandi dei messaggi. Non voglio credere (anche se fatico) che in ogni messaggio ce ne sia volutamente uno subliminale, eppure succede continuamente.
La televisione prima e internet dopo perpetua questo tipo di comunicazione, continuamente. Mentre guardiamo la tv oppure cazzeggiamo sui social siamo senza difese, in relax, mentre giochiamo con il telefono vogliamo solo svagarci: è in quei momenti che la nostra mente non ha filtri e arrivano prepotenti tutta una serie di messaggi che possono essere pericolosi. Ogni volta che guardo la tv penso che ho vissuto senza per anni, sento chiaramente quale bombardamento di messaggi tossici sia.
Eppure quando fai questo tipo di discorsi sei solo tacciata di essere esagerata, quando provi a portare l’attenzione su un altro punto di vista se va bene non sei capita se va male insultata. Ieri sera ragionavo proprio sul mio istinto di salmone. Qui sotto l’audio se preferite ascoltare o più giù la trascrizione. Vado a cercare di concludere qualcosa, sradicando dalla mia testa che devo recuperare la giornata di ieri, dannata produttività tossica e maledetta la sinusite!
Nota: ho registrato quasi a mezzanotte a letto, dopo una giornata con la digestione andata e la sinusite a bomba, qualche rumore in sottofondo perché mi muovevo e gesticolavo manco avessi qualcunə davanti, ma sono dettagli. Mi è uscito il plurale maschile sovraesteso nel parlare così a braccio, su questo aspetto ho ancora da migliorare.
Sotto certi punti di vista è stata una giornata inconcludente. Poi ogni volta che registro a casa l’audio mi fa talmente schifo che poi non pubblico mai. Da quando ho deciso di strutturare in maniera diversa il Podcast Ciclofilosofico, mi rendo veramente conto… parte della differenza con questo che è assolutamente estemporaneo, tutto a modo suo, è proprio un dietro le quinte, come dico sempre, ma mi rendo anche conto di che percezione potevo dare da fuori e di come il desiderio di essere spontanea, di raccontare le cose in tempo reale in realtà potessero essere percepito in maniera completamente diversa. Non ho ben capito in realtà, se e come viene percepito questo spazio.
Non ho fatto uscire la newsletter neanche questo lunedì, ho scritto un po’ di cose su Appunti Ignoranti, dove appunto ragiono su quali compromessi voglio… a quali compromessi voglio sottostare. Ma più in generale oggi ragionavo, tra un mal di testa e l’altro… Non so bene cosa sia successo in realtà, perché sono uscita stamattina, mi sono alzata presto, ho praticato pedalato, poi a un certo punto ho iniziato a non sentirmi più bene e da lì la giornata è finita.
Poi in realtà non è finita, perché l’ho praticamente passata su Instagram e, come scrivevo stasera su canale Telegram, una marea di fuffa e la cosa che più mi ha sconvolto di tutti è stato vedere un corso su come tenere il diario… un diario della gratitudine ad una cifra assurda. Già è assurdo il fatto che una roba del genere sia a pagamento, però proprio la cifra rendeva tutto ancora più assurdo. Quindi ho scritto il mio personale appello e proprio… più guardavo questa fuffa, a un paio addirittura mi sono registrata per… per capire fino a che punto questa fuffa era fuffa, tanto che Instagram ora mi propone corsi di vendita in ogni modo – ho passato la giornata a segnalare un po’ come spam, un po’ che non è pertinente – ho proprio avvertito chiaramente il fatto che io voglio scendere da questa giostra e che voglio fare tutt’altro.
Ragionavo proprio sul concetto di priorità, che è un concetto che mi ha sempre creato grossissimi problemi, a livello proprio organizzativo, decidere da dove cominciare è sempre stato molto difficile fino poi arrivare alla diagnosi e quindi a un certo modo di organizzarmi ma sull’organizzazione ho scritto il mito dell’organizzazione… tra l’altro ho fatto uscire roba senza pubblicizzarla da nessuna parte, bene.
Diciamo che ora questo concetto mi è un pochino più affine, però molto più… molto probabilmente il punto che mi è molto chiaro l’obiettivo rispetto al passato rispetto ad altri… ad altri momenti della mia vita e ad altre situazioni ed è il classico obiettivo del puntare… che per me obiettivo è puntare all’impossibile. Tra l’altro su questo argomento voglio scriverci il primo articolo de La Bullet, metterò forse un po’ di link (ndt: alla fine ho messo un po’ di link).
Voglio scendere da questa giostra dove tutti vendono, dove tutti insegnano, dove tutti fanno leva sulle mancanze, sui bisogni, che poi sono le regole del marketing però portate all’eccesso, portate veramente a dei livelli che… io non so se questa percezione che ho del fatto che il web, l’online abbia amplificato tutti questi meccanismi sia reale o no, però veramente è una roba, io la trovo allucinante, trovo allucinante.
Preferisco puntare a un tipo di comunicazione che parli di valore, valore aggiunto, ma parlare di valore in quest’epoca piena di fuffa è complicatissimo. In realtà comunicare in questo momento storico è complicatissimo perché, non si tratta solo di emergere dalla massa, ma di essere percepito nel modo corretto. Ora tutte le persone che ti seguono ci sarà sempre qualcuno che fraintende… quello che ti seguono, che comunque intercettano i tuoi contenuti, ci sarà sempre qualcuno che fraintende, quello che che vuoi dire, che vede in te qualcosa che non è e va bene. Però in generale lavorare bisogna lavorare su una percezione, che è quella della maggioranza delle persone che ti seguono.
Credo di aver di aver fatto finora un lavoro non buono, decente, ma posso anche dire buono e l’ho capito nei commenti che ho ricevuto di recente proprio in merito a quello che ho scritto su Appunti Ignoranti in questi ultimi due giorni, però mi rendo conto che il lavoro da fare è immenso ed è soprattutto classico atteggiamento che io chiamo da salmone, cioè sto andando a conto corrente e non posso fare a meno di farlo proprio. Proprio… è una questione proprio di istinto, di scelta, di necessità mia fisica, perché se devo pensare ai compromessi a cui voglio scendere non posso comunque svendere quello in cui credo, quindi è una situazione difficile.
Non salvo vite, non faccio chissà quale lavoro in zone di guerra, ora non voglio fare neanche la scena di quella che “Mamma mia, che compito…” tra l’altro me lo sono scelto questo compito, però sicuramente è una situazione difficile. Da un lato so esattamente che cosa voglio dalla mia vita e anzi, oserò nel dire, so qual è la mia missione nella vita, che sono espressioni molto forti da usare, però devo tirare fuori il coraggio perché di questo si parla, della propria missione nella vita. Dall’alto far percepire questa missione perché non è la questione di vendere, non me ne frega una mazza di vendere. questo è il punto vero.
Fino a un po’ di tempo fa ragionavo sul fatto che vendere mi permetteva di avere capitali, questi capitali mi permettono di fare cose. In realtà questo modo di ragionare è sempre stato fallimentare. Non ho mai portato i risultati che speravo, probabilmente perché sapevo, in fondo in fondo, che era un atteggiamento razionale ma non profondamente sentito. Quindi il punto non è vendere. Il punto è proprio costruire una società diversa, porre ogni giorno delle azioni tali per costruire una società diversa, per me che la vivo, ma anche per tutte le persone che conosco e anche tutte le persone che non conosco. Partendo da questa priorità qua bisogna interrogarsi ognuno personalmente su quali azioni porre per realizzare questo obiettivo, con la consapevolezza che in quell’obiettivo lì c’è tutto il resto, quindi c’è un certo tipo di lavoro, un certo tipo di riuscita, un certo tipo di riscontro sociale online, eccetera. È un modo di ragionare che, diciamo, non è comune, non voglio neanche dire che è raro, sicuramente non è comune, quindi si tratta di emergere in una folla che urla fortissimo “Io esisto, io esisto, io esisto”, lo fa con tutte strategie simili e nel cercare di emergere ti ritrovi comunque a usare parole ed espressioni che nel frattempo sono state abusate e svuotate di ogni significato. Questo è più o meno la situazione in cui penso di trovarmi e su cui sto ragionando in questi giorni.
Come ho detto, non mi voglio lamentare. Non è una lamentela, questo è un appunto in realtà molto importante del percorso che sto facendo. Alla fine, nonostante mille e mille perplessità, credo che continuerò a tenere sia Appunti Ignoranti come blog che come podcast nella sua totale estemporaneità, perché secondo me traccia bene alcuni passsaggi.
Le pochissime persone che reggono e ascoltano questi appunti ci si ritrovano e alla fine, se si riesce ad aiutare anche solo una persona, vuol dire che si è fatto un buon lavoro. Questo mi è stato insegnato e questo voglio cercare di portare avanti andando oltre i numeri, andando oltre comunque la mania e l’ansia dei numeri.
Va bene, ora cercherò di riposare, domani credo che non uscirò in sella, domani poi uscirà fuori questa roba qua che ora è quasi mezzanotte. Non credo che uscirò in sala. Stamattina ero già incerta, in questi due giorni mi sono molto sforzata, ma al ritorno veramente le gambe mi hanno proprio abbandonato in maniera totale. Credo che mi dedicherò a questa parte, a fare tutto quello che non ho fatto oggi. Poi l’idea era iniziare ad andare a lavorare in biblioteca, ma forse rimando a giovedì che domani poi… che domani sì… che mercoledì poi c’è anche il dentista… non lo so, insomma c’è veramente tantissima carne al fuoco, come sempre.
Su alcune cose non ho ancora le idee chiare e sono molto, molto fumose. Se alcune sono difficili, alcune sono molto, molto fumose, però non ho fretta, ho degli obiettivi… Anzi, in realtà ho un obiettivo unico che raccoglie tutto, come dicevo prima, ma ho delle tappe intermedie e la prossima tappa è il 18 novembre, quindi vediamo da qua al 18 novembre cosa sarò riuscita a realizzare.
Solitamente ci metto in mezzo anche il mio compleanno come tappa, ma quest’anno bypasso totalmente. Mi ritengo molto soddisfatta del punto in cui sono, nonostante grossissime difficoltà emotive proprio delle… delle ultime due settimane, veramente è stato un percorso pazzesco.
Se ripenso a quello che ho fatto per aprire la ciclofficina a Genova e a quanto è stato difficile dire “no, a Sarzana io non voglio un’altra ciclofficina, voglio fare una cosa diversa” già solo di questo passo qua io sono stracontenta. Personalmente considero… considererò il giorno del mio compleanno come un’immensa festa, che poi in realtà spoiler… festeggerò anche in maniera particolare perché ho deciso di fare uscire dall’1 al 7 ottobre una puntata al giorno sul Podcast Ciclofilosofico a tema felicità. Devo ancora registrare l’ultima che sarà penso sulla condivisione, ma non riesco a strutturarla bene perché è un argomento ovviamente complicato perché non potevo scegliere un argomento facile. Compleanno quest’anno lo considero un successo, esserci arrivata tutta intera lo considero un successo e la tappa invece lavorativa, diciamo significativa, c’è prima della fine dell’anno, il 18 novembre, che è una data ovviamente legata al buddismo e quindi vediamo… vediamo cosa concluderò.
E magari vediamo se questo lo pubblico perché è un po’ che registro roba poi non pubblico mai, perché mi sono talmente abituata alla qualità audio del Podcast Ciclofilosofico che quando registro col cellulare in casa perché finché sono fuori… probabilmente proprio il suono è qualcosa di meraviglioso – sto di nuovo facendo l’inciso nell’inciso – legato ovviamente all’ambiente, ai luoghi, alle dimensioni, chiuso, aperto che muri hai, ma lo stesso materiale dei muri cambia. Ora sono in camera e non mi ricordo assolutamente com’è registrare in camera rispetto a come registrare in sala. La parte della sala è tutta aperta, tutta la zona giorno con la cucina, bella ampia perché questa è una cosa bella grande, quindi non mi piace. Quando tipo registro sul divano, tutte le volte poi non pubblico perché la qualità audio mi far cagare e poi, non avendo il filtro antipop, si sentono tutte le p.
E nonostante tutto questo la qualità audio del Podcast Ciclofilosofico secondo me ha ancora da migliorare, non è perfetta come dico io e non lo diventerà mai probabilmente perché al solito il mio livello di pignoleria tocca dei livelli – il mio livello tocca dei livelli, viva le ripetizioni – eppure mi fa stranissimo. Mi fa stranissimo pensare che fino a qualche mese fa il Podcast Ciclofilosofico era totalmente improvvisato, come sto registrando quest’audio invece è strutturato in un certo modo. Non riesco a decidermi, forse anche per quello che tengo due podcast, non riesco a decidermi su qual è la strategia migliore. Probabilmente, per lo meno avere un piano editoriale un pochino più strutturato e meglio rispetto a prima che viaggiavo veramente a vista, ma mi chiedo se scrivermi le puntate, leggerle, provarle è veramente quel valore aggiunto oppure improvvisare era la cosa migliore. Forse arriverò a un punto… Ora ho un po’ paura di improvvisare sul Podcast Ciclofilosofico, forse arriverò a un punto in cui troverò una giusta via di mezzo tra tutta la preparazione, perché c’è una preparazione molto più strutturata ora, e invece queste riflessioni estemporanee con mille incisi dove a un certo punto mi dimentico, perdo anche un po’ il filo di quello che stavo dicendo.
Grazie che hai ascoltato, se hai ascoltato, se c’è qualcuno che ha ascoltato. Mi fa strano che qualcuno ascolti sta roba, è bellissimo… Io registro e poi mi fa strano che le persone mi ascoltino. Mi piacerebbe veramente tanto… Cioè mi piace ricevere dei feedback… dei riscontri – non mi… non mi piace la parola inglese feedback, ma non mi piace la parola italiana riscontri – dei commenti, quando capita sono molto contenta perché vi fa veramente capire in che direzione muovermi.
Al momento qua su Appunti Ignoranti podcast ho dei numeri molto basici, ovviamente, ma molto, molto basici e mi domando, ogni volta che guardo questi numeri, mi domando ma chissà chi è che ha ascoltato, chissà cosa ha pensato, chissà se ha ascoltato tutta la puntata perché poi bastano pochi secondi, no… Per… perché queste piattaforme dicano che una persona ha letto, piuttosto che ascoltato. La finisco qua. Ciao.