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Non esiste felicità nella solitudine

Casa, volevo uscire in bici e non ho sentito nessuna della sveglie, né quella al polso (che ho il dubbio non abbia suonato perché lo sportwatch era scarico), né quella sul cellulare (dovrò ricontrollare le impostazioni).

Non sarebbe la prima volta che la spengo senza neanche ricordarmi, è il motivo per cui cambio spesso suoneria perché mi abituo molto facilmente ed è da qualche giorno che ho impostato Clandestino di Gabbani, per prepararmi al concerto di domani!

È un secolo che non vado al concerto, da molto prima della pandemia, i prezzi dei biglietti mi hanno fatto desistere molte volte. Questo è stato un regalo, sotto palco, voglio sgolarmi totalmente in fondo non ho un podcast da registrare con cui sono indietrissimo.

Ieri ho pubblicato online il nuovo trailer (non senza una montagna di paura a fami compagnia) e poi non ho avuto un attimo per condividerlo (lo faccio appena finisco il mio sproloquio quotidiano): per curiosità l’ho mandato a poche persone per sapere cosa ne pensavamo e i primi riscontri non sono male. A malincuore ho deciso di rimandare di una settimana la ripartenza, ho impiegato tantissimo a trovare un modo che mi piacesse di registrare: ho deciso di scrivermi tutte le puntate ma quando leggo mi esce una voce impostata odiosa, ci ho messo un po’ a trovare un modo, anche dal punto di vista della tecnologia che a più riprese mi ha fatto impazzire.

Voglio che sia un buon prodotto, al di là della qualità audio in sé, voglio che sia tutto buono, dalle parole che uso nelle puntate alle emozioni che desidero suscitare. Forse dovrei concedermi il fatto che svolgo da sola un lavoro titanico e che essere in ritardo è il minimo.

Lo so che detta così sembra una giustificazione, ma non lo è e devo ripetermelo a voce alta per non dare troppo spazio al mio giudice interiore.

Ieri sera ho provato una piccola meditazione sul giudice interiore: non ho mai dato molto adito alla mindfulness, come tutte le cose che diventano moda è difficile andare all’origine e viversele per quello che sono realmente. Ci sono arrivata tramite l’applicazione con cui vorrei ricominciarmi ad allenare e la voce di Iury Chechi è veramente ipnotica.

Non so se continuerò, ho ripreso a praticare con una forza e una costanza che non avevo da anni, quasi a rinnamorarmi del Buddismo e della pratica. È una sensazione potente, che mi aiuta a sentirmi profondamente. Stamattina ho anche scritto una poesia in merito, erano dieci anni più o meno che non componevo una.

Vado a condividere il trailer, scrivere un paio di cose che ho in testa, oggi vorrei fare quello che non ho fatto ieri: scrivere tutto il giorno. I primi commenti sul trailer mi hanno anche regalato nuove idee e cambierò per la milionesima volta il piano editoriale. Se non fossi così bisognerebbe inventarmi, come la panda!

Ieri sono uscita in pausa pranzo, si stava bene nonostante il caldo, mi farebbe bene ma perdo anche un sacco di tempo e ho proprio voglio di finire di dipanare questa nebbia che ho dentro.

So che tornerà, perché fa parte della mia natura, ma ogni volta è un’esperienza potente e questa volta ancora di più perché mai come prima mi sto affidando alla pratica cercando di agire concretamente nella mia quotidianità. È complicato da spiegare a parole, ma le voglio trovare per rendere questa esperienza personale ancora una volta collettiva: non esiste felicità nella solitudine, la felicità vive e si nutre di condivisione e scambio. Sono sempre stata convinta di questo e continuerò a metterlo in pratica al meglio di me.

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