Domenica mattina, marito è andato al lavoro molto ma molto presto e ormai sono vecchia, quando mi sveglio difficilmente mi riaddormento, soprattutto quando ho un mucchio di parole che mi girano in testa.
Ieri era l’anniversario del mio primo anno di matrimonio e il sedicesimo della mia conversione al Buddismo. Per la cena di ieri sera ho un po’ esagerato con il cibo, buon per me per due giorni vivrò di rendita.
Non credevo mi sarei mai sposata e non credevo sarei riuscita ad essere così costante nella pratica. O meglio, non lo sono, ho alti e bassi e periodi in cui faccio più attività altri meno, ma comunque sono qui, a distanza di 16 anni a ricordare a me stessa che mai scelta fu più azzeccata per me. La pratica mi ha permesso di compensare tutti quei comportamenti dovuti anche all’Adhd che spesso mi hanno fatto sentire sbagliata e fuori luogo.
Non è facile spiegare che cosa sia l’Adhd perché, come detto in altre occasioni, molti tratti distintivi in realtà sono molto comuni al di là di qualsiasi neuroaticipità, ma il punto fondamentale è sempre l’impatto che questi hanno avuto sulla propria Vita e quanto può averla complicata se non invalidata.
Ho ricevuto la diagnosi a novembre del 2022, nel pieno della mia nuova Vita: avevo tenuto l’attività a Genova dove tornavo una volta a settimana e mi ero già trasferita a Sarzana. L’idea era nata dal vedere come l’attività iniziava a girare e da quanto (forse) sarebbe stato imprudente chiudere in quel momento.
Moltз clienti mi aspettavano (era bastato implementare di poco il sistema di ricezione su appuntamento messo in atto da tempo), comunicare questa novità costantemente e, come sempre, coinvolgere clienti e follower in questo nuovo pezzo di Vita. Era stancante, lo ammetto, non mi sentivo appartenente ad alcun luogo e la sensazione era di non costruire alcunché.
Nel mentre è arrivata la diagnosi che mi ha improvvisato svelato come funzionavo, il perché di alcune cose che sentivo e confermato a me stessa che non era la Vita che volevo ma soprattutto che non volevo più un’attività.
Al di là della soddisfazione personale di aver creato qualcosa totalmente da zero, non riguardava il fatto che mi piaceva di più creare che consolidare (frase che mi è stata ripetuta più volte da cosidettз specialistз dopo il mio esaurimento), ma più il fatto che molte delle mie azioni erano state dettate da quello che avrebbero pensato amicз e familiari se non portavo avanti l’attività.
In fondo avevo stravolto la mia Vita e in parte quella di chi avevo vicino, ero rimasta senza casa, incasinato la famiglia, il tutto per non rinunicare a realizzare una Vita diversa, come potevo non volerla più?
Continuavo a volere quella Vita diversa ma non più in quella forma. Inoltre il mercato su Sarzana era molto diverso da quello di Genova, ripartire da zero era di nuovo tutto in salita.
Ho ripercorso queste tappe nella mia testa tante volte per capire se avevo fatto la scelta giusta, ed ogni volta ammetto di non saperlo. Ci sono cose della Vita da artigiana che trovo ingiuste e opprimenti (anche se la narrazione comune polarizza la questione economico-politica e descrive з artigianз come evasori, la questione è molto più complessa e meno bianca/nera), come d’altra parte anche come dipendente ci sono alcune cose che proprio mal tollero. Quello che sto facendo in questo momento è esplorare i limiti e le possibilità delle varie forme lavorative, capire se esiste quella terza dimensione che mi permetterà di lavorare onestamente (e legalmente) senza però snaturare me stessa.
La Vita è un susseguirsi di compromessi e sto capendo quali sono i miei. Lo posso fare perché vicino ho chi mi sostiene, perché lavoro da quando avevo 18 anni ed ho sulle spalle diverse esperienze. E perché se cambiassi mai idea posso aprire una ciclofficina quando voglio, è un mercato ancora aperto, in cui sono pochз coloro che decidono di investire solo sulla riparazione (meriterebbe un discorso a parte questo pezzo di discorso).
Al momento l’obiettivo è riavere una ciclofficina, ma sociale o popolare, chiamatela come volete. Anche su questo aspetto in Italia e nel mondo ci sono state diverse esperienze tutte prima o poi finite. Sto studiando molto: lo scopo rimane realizzare qualcosa per il bene comune al di là di me e farlo traendo ogni genere di informazione da tutte le realtà presenti e passate conosciute.
Se hai conoscenza in merito, idee spunti riflessioni, non esitare a condividerle: vorrei riuscire a realizzare un modello replicabile e duraturo. Nella condivisione è insita la crescita e la realizzazione di una società equa e non violenta.