Stamattina mentre praticavo ho avuto un’illuminazione parziale, in fondo è per quello che pratico, per alzare lo stato vitale e vedere le cose in modo più obiettivo.
Ho compreso che ieri non riuscivo a scrivere e, in generale, le ultime che ho scritto non mi soddisfano perché, nel tentativo di non apparire giudicante, sono stata vaga, molto filosofica, poco precisa e per nulla tagliente.
Da ragazzina lo ero giudicante, l’ho preso dalla mia famiglia che sa sempre come spezzarti le gambe e non lo fanno con cattiveria, sono proprio convintз delle loro posizioni. Ho capito con il tempo che hanno bisogno di esserlo.
Lo sono stata finché non mi sono ritrovata esattamente in una delle situazioni che con tanta precisione da fuori avevo giudicato, finché non mi sono ritrovata a comportarmi in modo molto differente da come avevo pontificato. Ero piccola, andavo ancora alle medie e non ricordo la situazione nel dettaglio, ricordo la sensazione e la promessa che ho fatto a me stessa ed ho cercato di mantenere da quel momento in poi.
In più è arrivato il Buddismo e il Femminismo, il concetto di accogliere la differenza e di rispettare ogni persona indistintamente si sono sempre più radicati in me.
Non sono una santa, mi capita ancora di giudicare il comportamento altrui: a mio avviso la discriminante più importante è avere piena consapevolezza che stai esprimendo un giudizio verso un’altra persona e, soprattutto, che non sei nessunə per farlo.
Succede, succede quando ho bisogno di sfogarmi e quando non capisco il perché di certe azioni. Il mio cervello Adhd ha sempre bisogno di capire, sa che è lecito non poter comprendere le scelte delle altre persone perché siamo tutte e tutti diversз ma allo stesso tempo ha bisogno di capire, un po’ come quando hai sete e devi assolutamente bere. In pratica nella mia testa c’è un rave perenne.
Il giudizio è uno scudo, una difesa, rappresenta la necessità di sentirsi nel giusto e lo strumento con cui si affrontano le proprie insicurezze. E cerco di non metterlo mai in pratica.
Il caos si genera perché quando esprimi in modo preciso un’idea, prendi una posizione netta rispetto ad una questione o ti poni come colei/colui che dà consigli su come affrontare, risolvere, aggiustare una determinata cosa, è molto facile sembrare giudicante ed essere additatə di essere arrogante.
Di quest’ultimo aspetto non mi importa più nulla, me lo sento dire da tutta la vita, ho capito da tempo che l’arroganza per me fa parte del passato ma, un po’ chi ti conosce da sempre e non vuole vederti per quella che sei oggi, e un po’ chi invece di vedersi dentro le proprie fragilità deve puntare il dito fuori, insomma ho capito da tempo che ci sarà sempre qualcunə che nella mia vita mi dirà che sono arrogante e va bene così, perché non sono le parole altrui a definirmi ma solo quelle che io rivolgo verso me stessa.
In questi giorni ho scritto cose, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione, un argomento che mi preme da parecchio soprattutto dopo la diagnosi, ho voglia di urlare al mondo cose, tante cose, ma vorrei farlo nel mondo giusto: non so se sia veramente necessario urlarle, sicuramente vorrei scriverle in modo tagliente, preciso, raccontare i fatti esattamente per come sono, senza girarci intorno per paura, al solito, del giudizio altrui.
Qualsiasi azione, piccola o grande, dettata dalla paura, minima o enorme, non produrrà niente di buono, anche quando si parla di contenuti, di parole scritte o dette. La paura può essere una buon alleata quando diventa il monito per parlare in modo rispettoso, ma non deve essere un freno per dire ciò che si vuole dire.
Proprio in questi giorni ragionavo sulla dicitura trigger warning, dicitura che in alcune occasioni ho usato anche io e che avverte le persone sul contenuto che si andrà a leggere: lo scopo dovrebbe essere proteggere la sensibilità delle persone.
Ragionavo su come l’intento sia buono ma come spesso diventi un alibi per non parlare, non dire le cose a metà o per dirle senza alcun filtro. È veramente complicato prendersi la responsabilità dei propri contenuti, avere il coraggio di esprimersi senza esitazione, prontə alle reazioni delle persone, ma se voglio fare questo nella vita, se veramente voglio scrivere, parlare, condividere, questa responsabilità me la devo prendere fino in fondo e senza esitazione, altrimenti tanto vale che fare dell’altro da subito.