Qui sotto ci sono gli appunti di ieri, la trascrizione dell’audio registrato a Fiumaretta. Si sente che avevo ancora sonno, ma come fa la mia testa a pensare così tanto anche con il sonno?
Mi fa sempre effetto riascoltarmi e rileggermi, mi fa effetto notare come sto raggiungendo tutto quello che mi sono prefissata, non senza fatica, ci sto arrivando. E non mi piace neanche molto la narrazione della fatica e della sofferenza, ma di certo le cose non piovono sulla testa per magia, bisogna farsi il mazzo. Può capitare l’eccezione, per fortuna.
Inoltre questo farsi il mazzo può essere vissuto non necessariamente con pesantezza, come dico è il modo in cui si affrontano le situazioni a cambiarne la narrazione e le emozioni legate a certi momenti.
A rivedermi da fuori il quanto mi sia chiusa e di come vedessi tutto in modo poco illuminato è evidente. Pur essendo una persona ottimista che tende a vedere il bello delle cose, se ripenso a questi ultimi anni, rimango sorpresa di quanto fossi al buio e vedessi tutto quello che mi circonda sotto una luce che adesso percepisco come molto distante. Mi vengono in mente contenuti online che ho cancellato, mi viene in mente l’ultima versione di Pomodori e felicità nata in modo molto spontaneo e come nella versione scorsa mi avesse causato molti problemi. A rivedermi mi pare proprio che ho passato molto tempo a chiedere permesso per come sono e e per come la penso, a confondere il preoccuparmi della sensibilità delle persone con il giustificare il fatto che sono fatta come sono. Che discorso incasinato, come tutti quelli che faccio ormai.
Uno degli aspetti a cui sento di dover stare molto attenta è il non perdere la mia capacità di raccontare anche cose pensanti in modo leggero. Forse un po’ si è arenata questa caratteristica ma voglio rispolverarla, anche se il Podcast Ciclofilosofico aveva bisogno di questo cambio. Sto perdendo seguito, l’avevo messo in conto: ho bisogno di tagliare con il vecchio e rigenerarmi, anche se è sempre bello vedere che ci sono persone che continuano a seguirmi negli anni. Avrei ancora un sacco di cose da dire, ma devo finire di editare la trascrizione che troverai qui sotto, pranzare, andare a fare la spesa e tornare a casa a scrivere che mi manca ancora la puntata di sabato dello Speciale Compleanno. Con l’augurio che queste parole gettate qui in libertà, come un diario e uno sfogo, possano di essere di aiuto (in qualunque modo e forma) a chi le incontra.
Per ascoltare la puntata clicca qui sotto, se preferisci leggere prosegui oltre.
Mi bevo il caffè guardando il mare, l’acquisto della tazza termica rimane uno degli acquisti migliori che abbia mai fatto, e rifletto. Rifletto su una frase che ho scritto ieri – c’è scappato pure il refuso nelle storie di Instagram – che è… non serve quando fai tante cose, quando hai tanti… tanti impegni durante la giornata, non serve svolgerli in maniera affannosa. Torno sempre lì, torno sempre al discorso della… della produttività tossica. Perché quando parli di questi argomenti tutti condividono l’idea alla base, ma poi ti rispondono tuttз, tutti e tutte… Ma poi ti rispondono “eh, però è così cosa ci vuoi fare” Cosa ci voglio fare? Sono io che scelgo, io che scelgo per la mia vita. Non devono essere le altre persone a scegliere per la mia vita, non devono essere gli impegni, le incombenze, il lavoro. Finché non invertiremo questa rotta saremo comunque sempre schiavi di un sistema che ci schiaccia.
Poi ovviamente una delle grandi argomentazioni quando fai questo tipo di discorsi è l’economia. A questo punto mi viene da chiedere… Ci sono sicuramente situazioni oggettive, economiche molto dure e dove la possibilità di scelta è molto limitata. A parte che poi ci sarebbe tutto un discorso da fare su come affronti le cose, con che atteggiamento affronti le cose. Ne ho parlato nella seconda puntata del Podcast Ciclofilosofico, creando appunto questo diario della gratitudine che non vuole solo essere un diario della gratitudine, vuole essere molto, ma molto di più.
Il caso limite, gli estremi esisteranno sempre una condizione, una situazione non può essere universale, non può andare bene per tutte le persone. Ogni volta comunque che mi si contrappone la situazione economica, a parte che io non ho mai navigato nell’oro… Appunto, proprio perché io non ho mai navigato nell’oro, mi domando a che stili di vita stiamo puntando e se quello a cui stiamo puntando lo vogliamo per noi, oppure perché pensiamo che sia la cosa giusta agli occhi della società che ci circonda. È un argomento molto complicato, però mi viene spontaneamente da dire se è quello a cui ambisco mi rende la vita impossibile perché è talmente tanto alto questo standard da farmi stare male, non da essere uno stimolo, allora forse dovrei rivedere certe cose. Però mi rendo conto che guardarsi da fuori, prendere delle decisioni, decidere di rallentare…
Probabilmente quello che sto facendo io, – anche se non in maniera così cosciente e consapevole, non è sicuramente stata una scelta a tavolino, a priori “da oggi in poi faccio così” – però è quello di rallentare. Ieri ho avuto ad esempio una giornata molto molto intensa, ma ho fatto tutto con estrema calma, concentrazione e calma. Concentrazione poi per me è una parola molto complicata. Avendo l’Adhd, la parola concentrazione solo dirla, sembra quasi un ossimoro, invece sono stata molto presente a me stessa. Da qui nasce poi questa riflessione come che segue quella sugli standard.
L’altro giorno scrivevo proprio su Appunti Ignoranti che ho degli standard molto elevati e lo sapevo, ma ho preso proprio coscienza di questa cosa in maniera molto netta e a livello proprio delle budella, guardando comunque il mio piano operativo, quello che aggiorno ogni settimana, praticamente lavoro su due settimane, lo tengo molto aggiornato perché è uno strumento che mi permette comunque di rimanere concentrata sulle cose da fare, appunto. Come dicevo con l’Adhd è sempre stato il mio grosso limite, preso consapevolezza di essere Adhd ho cercato di attuare tutta una serie di altri strumenti… che stanno funzionando, a loro modo stanno funzionando, poi ci sono le giornate no, ma le giornate no ce le abbiamo tutte e tutti.
Quindi proprio mentre guardavo questo piano operativo, boom in… in faccia, questa cosa qua ha degli standard elevatissimi. Però io sono cosciente di avere degli standard elevatissimi e non mi rendo la vita impossibile per raggiungere i miei standard. Ho un livello di s… cioè un profondo livello di soddisfazione, anche se non riempio tutte le caselline, perché comunque sono alimentata dal desiderio di dare il massimo. Ed è ovviamente un concetto estremamente soggettivo.
Quando, pur facendo tante cose a livello più numerico non provo questa soddisfazione vuol dire che sono veramente immersa nella produttività tossica, non mi sto godendo niente di quello che sto facendo, neanche le interruzioni, neanche i piani di cambi di programma, anzi mi fanno molto innervosire e non sto realmente producendo valore nella mia vita. Valore rimane la parola stra abusata, però è il senso è quello: che valore sto creando nella mia vita? Perché mi affanno così tanto per fare cose? Qual è lo scopo?
Si parla tanto di obiettivi, di obiettivi misurabili, di obiettivi realizzabili (nota di trascrizione: ho detto realizzabili ma pensavo realistici), ma mettiamo veramente in pratica queste cose o le diciamo e basta? Io non le metto in pratica perché non sono assolutamente d’accordo con questa cosa degli obiettivi misurabili e realizzabili, ho tutta una mia teoria che uscirà poi… devo… sto finendo di scrivere l’articolo per La Bullet – La Bullet l’ho rimandata di un mese – però appunto uscirà fuori questa teoria che comunque si intravede da molte cose che dico, tra cui sognare l’impossibile, essere realisti e realiste e realizzare l’impossibile. Perché sono proprio dell’idea… Nel mio caso io ho bisogno di puntare all’impossibile per realizzare il possibile che è anche una guida di Josei Toda, ma qua passo.
In tutto questo, nel scrollarmi di dosso giudizi, produttività tossica, nel rimanere molto concentrata su quelli che sono i miei obiettivi, mi sono anche resa conto di quanto la mia vita fosse chiusa negli ultimi anni. Era una cosa che avevo già visto, ma anche in questo caso tra vedere e sentirsela profondamente addosso c’è un abisso e sto cercando veramente proprio di aprire, di aprire al nuovo, a persone nuove, a situazioni nuove. E Qquando apri la vita le risposte sono inimmaginabili e meravigliose.
Credo che questi quarantaquattro anni che stanno arrivando – sono gli sgoccioli., mancano due giorni, tre giorni. Non so che giorno oggi.. è mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, tre giorni e mezzo.. e tre quarti – questi quarantaquattro anni sono caratterizzati da una felicità incontenibile, una gratitudine immensa
Per quanto riguarda la parola felicità, il Podcast Ciclofilosofico questa settimana la spiega molto bene. Ovviamente ho perso seguito, ovviamente sto perdendo seguito perché comunque viviamo una situazione in cui spirituale e materiale non possono andare d’accordo e se ti chiami La Ciclista Ignorante devi solo parlare di bicicletta. Questa è una cosa che mi ha sempre fatto patire, ma ho proprio deciso di scrollarmela ancora più di dosso. Mi sono assunta la responsabilità di aver comunicato male, di non aver comunicato sufficientemente bene, ma soprattutto tra le cose che mi sono sentita profondamente addosso è stato… c’è stata quella di rendermi conto che in questi primi sei anni di attività online io ho passato molto tempo a cercare di soddisfare chi mi seguiva e non a rispettare quella che era la mia natura e a concentrarmi sul messaggio che volevo passare.
Poi ci sarebbe tutto un discorso, che non farò ora perché me ne vado a casa, sul fatto che è molto importante staccarsi dall’effetto e quindi dalla reazione che possono avere le altre persone e concentrarsi sulla propria causa, sul perché si fanno certe cose, che sembra molto egoista detta così, ma in realtà la causa è l’elemento più importante, perché quella causa lì, anche se non produrrà gli effetti che desideriamo in quel momento, gli effetti che abbiamo immaginato in quel momento, sicuramente produrrà degli effetti della nostra vita. Su questo non dobbiamo avere dubbi, quindi dobbiamo veramente concentrarci sulla causa e dietro questa idea di concentrarsi sulla causa ho proprio deciso e determinato- per dirla proprio in termini buddesi e buddici – che non intendo trattare nessuno online come uno stupido, non intendo adottare nessuna strategia, quelle che vanno di moda ora, non intendo snaturare chi sono perché solo rimanendo coerente a me stessa e dimostrando un profondo rispetto verso l’essere umano, chiunque qualunque mi si pari davanti, anche la persona più distante da me più diversa da me, questa credo che sia la causa più potente che una persona possa mettere. Cosa che invece fin troppo spesso non si fa.
Soprattutto quando si parla poi di strategie di marketing, c’è molto la tendenza a giudicare quello che è il pubblico. E io voglio, come dicevo nell’ultimo audio, che è stato molto, molto, molto importante per me e spero vivamente che abbia aiutato qualcunə che ha… che l’ha ascoltato e che aiuterà ancora delle persone… e ho perso il filo.
Okay, avevo spudoratamente perso il filo e mi sono riascoltata dicevo… come dicevo nell’ultimo album io… album sì… come dicevo, nell’ultimo audio -devo andare a casa e inizia anche a piovere – io da questa giostra voglio scendere e sto facendo in modo e maniera di scendere, anche se ovviamente è la strada più difficile. È un po’ come quando prendi la bici, hai la possibilità di fare due strade per arrivare nello stesso punto, ma solo una di queste strade è realmente affine a te in quel momento tra l’altro, perché poi quando sali in bici il corpo risponde sempre in maniera diversa.
Quindi non è detto che ogni giorno sia uguale, anzi, più cerco di prendere la bici quasi ogni giorno, più mi rendo conto di quanto il corpo veramente senta ogni minimo cambiamento di giorno in giorno, a volte anche di ora in ora.
Bene, basta, vado a casa, passerò un’ora a sistemare sta cosa per pubblicarla. È tutto stupendo e devo decidermi di scrivere i contenuti per… comunque per i social, perché ho deciso in un qualche modo di tornare su Instagram, di conseguenza, anche poi su su LinkedIn. Non riesco a trovare la la, il la quello bello e non so se programmarlo per sabato, che è il mio compleanno e usare questa data come momento simbolo per ripartire anche su questa strada, a mio modo scendendo dalla giostra.