Ho passato la mattina cantando, nel mio mondo, per fortuna sono sola a casa perché, ecco, non sono proprio intonatissima.
Dopo un sacco di tempo torno ad un concerto ed ho proprio voglia di sgolarmi, così ho messo il primo disco di Gabbani per ripassare tutta la discografica dall’inizio.
Ho passato la mattinata cantando e non mi ricordo più che cosa volevo scrivere, forse non ho poi così tanto da dire.
Sono di nuovo in quella fase (o meglio non ne sono mai uscita) in cui mi interrogo che valore ha quello che condivido. Ormai settembre è dietro l’angolo, io sono indietro con tutto perché il caldo mi spezza sempre e nelle ultime settimane è stato troppo caldo. Ormai è settembre e tempo una settimana saremmo sommersз di contenuti della serie prontз a ripartire? che fanno il paio con quelli che arrivano a gennaio tra chi scrive buoni propositi e chi deve dichiarare al mondo che non ha senso scrivere buoni propositi.
In mezzo a tutto questo mi domando dove è il valore aggiunto dei miei contenuti, lo cerco perché il mio scopo rimane essere una voce fuori dal coro di questa fuffa imperante.
Instagram lo apro solo per postare le storie del mattino, tra ieri e oggi ho meditato se e come continuare ad usare i social e torno sempre all’origine: il meno possibile per concentrami sugli spazi che per me hanno significato, come queste pagine, il Blog, Telegram, la Newsletter Ignorante, insomma fuori dalla melma dei social. Non ce la faccio più e non lo dico per moda perché ciclicamente fa figo dirlo. Non ce la faccio più a vedere l’appiattimento sempre più in basso di ogni tipo di valore, ogni battaglia diventa merce di scambio, l’ego delle persone supera qualunque ideale e emergere senza sgomitare è sempre più difficile.
Eppure l’altra mattina ho ricevuto un messaggio stupendo: non solo questa persona da quando mi legge si interroga se e quando ha senso prendere macchina e/o scooter, ma ha iniziato un percorso che potremmo chiamarlo di rallentamento, basta correre freneticamente da una parte all’altra. È il mio stesso percorso: anche stamattina appena mi sono svegliata il primo pensiero è stato sono in ritardo sulla tabella di marcia. Ho deciso di dedicare settembre, tutta l’attività buddista e no, all’obiettivo di sradicare questa forma di pensiero.
Non è stato l’unico riscontro in questi giorni, una persona leggendo della mia esperienza con l’Adhd e psichiatra mi ha chiesto un consiglio. Lo dico perché non voglio essere fraintesa: mi sono limitata a condividere la mia esperienza come faccio sempre (anche adesso mentre scrivo) e il mio punto di vista, ovviamente non mi sostituisco allə specialista di turno.
La condivisione di esperienze personale spesso è fraintesa se non sottovalutata: la condivisione si basa sullo scambio, non ci deve essere unə vincitore/trice e nessunə pretende di avere in tasca la verità assoluta. Eppure si teme sempre che l’esperienza personale sostituisca i dati ufficiali, la verità per come la conosciamo, credo ci sia molta confusione in merito.
Non so bene perché ho deciso di passare il mio tempo a spiegare che la vita è molto più complessa di come la vogliamo vedere, che quello che va bene per una persona può non andare bene per un’altra e che questo meccanismo non è né giusto né sbagliato: le persone sono differenti, le esperienze che possono avere con un cibo, un ristorante, un cosmetico, un elettrodomestico, una città, una gita, un… metteteci quello che volete, tutte queste esperienze saranno diverse a seconda di chi le vive. E se mentre leggi pensi ma è ovvio, ecco non è così ovvio.
Condividere le proprie esperienze dovrebbe arricchirci l’un l’altrə e non dovrebbe diventare una battaglia a chi ha ragione.
Sorrido mentre scrivo perché spesso vengo accusata di voler aver ragione a tutti i costi ed in passato è stato così. Poi si cresce, o si dovrebbe, e si dovrebbe capire che irrigidirsi così tanto sulle proprie convinzioni è sintomo di insicurezza e di paura. E non c’è niente di male nell’avere paura o sentirsi insicurз, se lo si riconosce si può crescere tanto.
È questione di consapevolezza e volontà, argomenti che tornano sempre nelle mie parole, lo so, so anche che avere il tempo per certi percorsi personali è un privilegio e ogni volta che penso a questo aspetto mi arrabbio.
Forse il mio perché è che questo mondo lo voglio cambiare sul serio, perché credo che se tuttз ci ribellassimo a questi ritmi inumani e a questa vita frenetica, il mondo sarebbe un posto migliore. Ma so anche che è un’utopia: da un lato c’è chi pensa che tanto è inevitabile vivere così e non ci si può fare nulla, dall’altro c’è chi questi meccanismi non li vede proprio. In mezzo la gente come me e che prova a dire qualcosa, ed ho l’impressione che metà (o il 90%?!?) si sia persa per strada, avvolta dall’aurea del/della guru di turno.
E chi invece è ancora coerente con sé stessə non è detto che abbia più voglia di parlare. Ogni tanto mi sento così, come in questi giorni, che mi chiedo chi me lo fa fare, perché sto qui ad incasinarmi per un Podcast che non aspetta nessunə, perché mi arrovello a creare e seguire un piano editoriale dove alla fine la gente vuole solo che parli di bici, quando la cosa mi annoia enormemente da sempre, non mi è mai interessato scrivere solo di ciclismo eppure (quasi) nessunə l’ha notato.
Ok, sicuramente ho commesso degli errori di comunicazione e buona parte della responsabilità è mia, però – non so come altro scriverlo – è snervante vedere come poco le persone sono attente nel leggere.
Qualche giorno fa un ex-cliente di Genova mi ha scritto dove mi ero trasferita ed io ho risposto sono andata via da Genova, sono a Sarzana. Mi ha chiesto l’indirizzo e orari dicendomi che non c’era problema, a me pareva molto ma molto strano. Dopo diversi messaggi dove ho scritto Sarzana più volte, mi sono resa conto che non aveva capito, che pensava fossi in piazza Sarzano, che è una piazza in pieno centro a Genova.
Mi è stato detto tra il serio e lo scherzo che dovevo specificare provincia di La Spezia, e continuo a pensare che la frase sono andata via da Genova dovrebbe essere piuttosto esplicativa.
Non mi sono messa a scrivere per lamentarmi, non mi piace lamentarmi, e non vorrei passasse questo messaggio. Mi sto sinceramente interrogando in che direzione andare e soprattutto come, quali compromessi sono disposta ad accettare e quanto creda realmente nei miei obiettivi. Credo che mettermi seriamente in discussione sia l’unico modo per portare realmente valore in quello che faccio. La parola valore è stata svuotata di ogni significato, è diventata anche questa una moda e fatico ad usarla perché il significato che le attribuisco va oltre quello scritto sul vocabolario: la creazione di valore per chi pratica il Buddismo come me è la base di ogni azione. Sto realmente creando valore nella mia vita, per le persone che ho vicino, per chi mi legge/ascolta online? Mi interrogo su questo ogni volta che decido di mettere online un mio contenuto, mi chiedo se tutto questo arriva in qualche modo.
E direi che posso anche fermarmi qui. Mi preparo il pranzo e vediamo se oggi riesco a lavorare. Scrivere questa mattina non ha prodotto risposte e non ha svuotato la testa purtroppo. Per fortuna nei prossimi giorni è bel tempo (e non più caldo), confido che la bici mi aiuti dove la pratica buddista e la scrittura in questi giorni faticano un po’.